Forse non tutti sanno che molti dei problemi che affliggono le stampe 3D sono causati proprio da un livellamento del piano eseguito male.
Il primo layer, infatti, è fondamentale per una buona riuscita della stampa. Se, per esempio, il tuo ugello rimane troppo distante dal piano, questo potrebbe non aderire correttamente causando un distaccamento del pezzo e il fallimento della stampa. Per questo livellare bene il piano è estremamente importante.
Per farlo esistono diversi metodi, dai più basilari e manuali a quelli più avanzati e automatizzati. In questa guida andiamo ad analizzare i pro e i contro di ciascuno dei metodi di livellamento del piano più utilizzati così da capire quale di questi sarà il più adatto alle tue esigenze.
Livellamento manuale
Chiunque abbia avuto a che fare con una stampante di fascia media o bassa ha sicuramente provato il livellamento manuale.
Si tratta di una procedura un po' noiosa, richiede un minimo di attenzione e di sensibilità, generalmente viene eseguita con un foglio di carta (spessore 0,1 millimetri) nei quattro angoli del piano facendo in modo che questo scorra sotto il nozzle grattando leggermente.
Si tratta sicuramente del sistema di livellamento del piano più basilare ed economico in assoluto. Se la stampante 3D che utilizzi è ben costruita e se per le pulizie e la rimozione dei pezzi hai l’accortezza di staccare il piano dalla base, la calibrazione può durare a lungo.
Livellamento con sensore induttivo
Si tratta un sensore molto economico e di semplice funzionamento.
È piuttosto leggero - 50 grammi totali - ed estremamente preciso, ha infatti una deviazione standard di 0,005 millimetri. La grande pecca risiede nel fatto che è in grado di rilevare solamente i metalli, perciò sarà impossibile utilizzarlo sul classico piano in vetro o basi speciali come la Ultrabase.
“Ma nella mia stampante il vetro poggia su una base metallica!”; purtroppo devo dirti che, data la portata massima del sensore (di soli 5 millimetri circa) e vista la necessità di doverlo montare leggermente sopra il livello dell’ugello, difficilmente si potrà rilevare lo strato sottostante. Il costo è di circa 10€.
Livellamento con sensore a contatto
Chi non soffre di problemi di rilevamento a seconda del materiale è il sensore con funzionamento a contatto.
Questo tipo di sensore sfrutta un perno (metallico o in plastica) che scende dal corpo meccanicamente fino all’impatto fisico con la superficie. Questa operazione viene ripetuta due o tre volte con precisione crescente. Il principio con cui questo sensore opera permette di rilevare quindi vetro, metalli, gomme o qualsiasi altro materiale di cui sia composto il tuo piatto.
Anche in questo caso la deviazione standard è di 0,005 millimetri, trattasi perciò di un metodo di livellamento molto preciso. In genere il sensore ha un peso di soli 10 grammi, ciò significa che andrà a gravare in maniera minima sul tuo blocco estrusore. Il costo del BL Touch originale oscilla intorno ai 40€, sebbene esista anche una versione prodotta da Geeetech altrettanto valida venduta su Amazon attorno ai 20€. Attualmente uno dei sensori più utilizzati.
Livellamento con sensore capacitivo
Anche questi sono presenti in molte stampanti 3D, i più comuni rilevano le superfici in metallo posizionate sotto il piano di stampa.
La "sensibilità" è regolabile ruotando la ghiera inferiore, che alza e abbassa il sensore stesso. Altre tipologie di sensori capacitivi, molto meno comuni, sono in grado di rilevare materiali non metallici, come materiali conduttivi o che presentano una diversa costante dielettrica rispetto all'aria.
Per quanto riguarda il peso, questo si aggira attorno ai 60 grammi. Disponibile su Amazon, il prezzo parte da 8-10€ e aumenta a seconda del produttore.
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