Come in ogni cosa che riguarda il digitale e il web, anche per la stampa 3D c'è un potenziale rischio legato alla pirateria informatica. Per questo, in attesa di norme adatte, stanno nascendo software che danno sicurezza ai modelli digitali.
Le stampanti 3D sono dei dispositivi rivoluzionari che offrono agli utenti numerosi vantaggi ed opportunità, prima fra tutte, la possibilità di realizzare in tempi brevi ed a costi contenuti degli oggetti fisici, tangibili, concreti, reali. Ho usato volutamente dei sinonimi in maniera ridondante per sottolineare il fatto che, spesso, presi dalla voglia di stringere tra le mani le proprie creazioni, ci si dimentica che l'oggetto fisico, prima di diventare tale, era un file digitale dall'estensione ".stl" e ancor prima un modello 3D realizzato con un software CAD. I dati digitali, siano essi modelli 3D, canzoni o foto, purtroppo sono caratterizzati anche dal fatto di essere estremamente vulnerabili e potenzialmente esposti all'attacco di hackers. Nell'immaginario comune la figura del pirata informatico è legata, prevalentemente alla sottrazione di segreti di stato, database militari, informazioni personali piuttosto che all'appropriazione illecita di file 3D, tuttavia le cose potrebbero sembrare più chiare se le si osserva nell'ottica dello spionaggio industriale e della tutela del IP.
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Uno degli usi principali delle stampanti 3D è legato alla produzione di prototipi industriali. Immaginate che un'azienda voglia lanciare sul mercato un nuovo prodotto e che si affidi alle stampanti 3D per crearne i prototipi. Non sarebbe molto difficile, per un hacker professionista, impossessarsi dei disegni o addirittura sostituirli con modelli 3D simili, apportando piccole variazioni che poi, in fase d'uso del oggetto, potrebbero avere ripercussioni negative sulla produzione. Può sembrare fantascienza eppure la tutela dei propri modelli digitali rappresenta una delle questioni più delicate e spinose in ambito di stampa 3D, in particolare considerando il fatto che al momento non vi sono ancora norme e leggi specifiche, fatta eccezione per quelle già esistenti ma legate alla violazione di copyright, brevetti, marchi ed opere di ingegno.
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Attualmente per tutelare i propri file 3D in maniera efficace si può ricorrere alla crittografia. Un artista ed appassionato di stampa 3D e computational design, Matthew Plummer-Fernandez, ha sviluppato un'applicazione, Disarming Corruptor in grado di crittografare una mesh in formato ".stl" tramutandola in un'altra mesh alla quale sono state applicate rotazioni e torsioni tali da renderla irriconoscibile e comunque non decifrabile. Solo il destinatario del file ".stl" può decrittarlo adoperando una sequenza numerica di sette cifre ricevuta in precedenza dal mittente. Disarming Corruptor è scaricabile gratuitamente ma al momento è disponibile solo per sistemi operativi OSX nonostante Plummer-Fernandez abbia già annunciato di voler rilasciare anche la versione per Linux e Windows.
Sebbene gli obiettivi principali degli hackers siano di solito le grandi aziende e multinazionali, anche i possessori di stampanti 3D desktop potrebbero essere attaccati in diversi modi. Oltre ad azioni di cyber crime sui modelli 3D gli hackers potrebbero arrivare anche a modificare alcuni comportamenti della stampante forzando dei movimenti, interrompendo il ciclo si stampa, imponendo alla macchina temperature troppo elevate o addirittura, in casi molto estremi, facendola esplodere.
Per ulteriori approfondimenti su questo argomento, consiglio la lettura del libro "Stampa 3D, una rivoluzione che cambierà il mondo?" a cura di Cesare Galli ed Antonio Zama, della casa editrice Filodiritto. In particolare, nella seconda parte del volume, oltre al tema delle misure di sicurezza per evitare le frodi aziendali si approfondiscono anche le problematiche legate al copyright, accordi di riservatezza e contrattualistica con i service di stampa 3D e profili ambientali, tematiche da non sottovalutare e sulle quali proporremo presto ulteriori approfondimenti.
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