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Visione europea verso la stampa 3D: una battaglia contro l'illegalità


Il mercato della stampa 3D è in piena espansione e le potenzialità di questa tecnologia sono innumerevoli. Le stampanti 3D sono macchine sempre più semplici ed economiche e non è un azzardo pensare che fra qualche anno saremo in molti a possederne una in casa. Si tratta di un business che è destinato a raggiungere i 9,64 milioni di euro nel 2021. Come avviene per ogni nuova grande tecnologia, la sua diffusione comporta una necessità di regolamentazione. Questa tecnologia apre nuove possibilità, ma se usata nel modo sbagliato può sfociare in opere illecite, che ricadono nell'illegalità. Esempi di cattivo utilizzo hanno portato in passato a violazione di licenze o, addirittura, alla riproduzione di oggetti pericolosi come le armi da fuoco.

STAMPA 3D E TRASCORSI GIURIDICI DI ILLEGALITÁ - IL CASO EBAY

È del 2015 un precedente di violazione dei diritti che ha coinvolto un utente eBay. Questo, infatti, fu sorpreso a vendere sulla nota piattaforma di e-commerce oggetti stampati in 3D coperti da una licenza Creative Commons (CC) che non ne permetteva la commercializzazione. L’utente scaricava i modelli 3D dal sito Thingiverse.com. Su questa piattaforma è il singolo utente a decidere cosa è possibile fare con le proprie creazioni, sfruttando le varie versioni della licenza Creative Commons, dove la maggiore differenza riguarda la possibilità di commercializzare i prodotti e l’attribuzione di quest’ultimo al creatore dell’opera. Accertata la violazione, Makerbot (proprietaria di Thingiverse) ha contattato l’utente per vie legali mentre eBay ha rimosso tutti gli articoli presenti nell’account incriminato.

 

illegalità stampa 3d

LA RISPOSTA EUROPEA

Ma l’Europa come agisce di fronte alle problematiche sul tema? È chiaro infatti che sia necessaria una legislatura in materia per definire chiare risposte. A tal proposito il 3 luglio 2018 il Parlamento europeo ha appoggiato la relazione non legislativa dell’eurodeputata francese Joëlle Bergeron. Questa solleva numerose questioni nell’ambito dell’uso della stampa 3D.

Una di queste riguarda la responsabilità di fronte ad un oggetto stampato che si riveli poi difettoso o pericoloso. In questo caso si applicano le regole sulla responsabilità civile (generale), come previsto dalla direttiva sul commercio elettronico.

Tuttavia, in caso di incidente la responsabilità per il prodotto difettoso potrebbe potenzialmente ricadere su molteplici attori: colui che ha creato il file 3D, sul produttore della stampante 3D, sul fornitore del materiale utilizzato per creare il prodotto o, ancora, sulla persona che ha fabbricato l’oggetto, a seconda dell’origine del difetto. La catena delle responsabilità può essere lunga e complicata, perciò sta alla Commissione Europea analizzare poi attentamente le questioni legali.

Le proposte fatte dall’eurodeputata in materia di responsabilità sono le seguenti:

creazione di una banca dati mondiale per gli oggetti stampabili, con l'obiettivo di controllare le riproduzioni di oggetti tridimensionali protetti dal diritto d'autore;

progettazione di stampanti collegate a un sistema in grado di gestire i diritti di proprietà intellettuale;

l'introduzione di un limite di legge per il numero di copie private di oggetti tridimensionali, per evitare riproduzioni illecite;

l'imposizione di una tassa sulla stampa 3D per compensare il danno subito dai titolari del diritto di proprietà intellettuale per le copie private di oggetti in 3D.

Ad una prima analisi proposte che sembrano in gran parte poco efficaci e difficilmente applicabili, è infatti la stessa Bergeron a dichiarare che nessuna di queste soluzioni è completamente soddisfacente.

 

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Bisogna dire che molte stampanti 3D hanno per natura un’anima open source e chiunque abbia dimestichezza con l’elettronica e il fai-da-te può costruirsene una facilmente. Sembrano quindi surreali delle misure restrittive della libertà di autocostruzione o di produzione. Si deve tenere a mente che le stampanti 3D non sono affatto pericolose, ma rappresentano esclusivamente un mezzo di produzione di oggetti. Così come altri mezzi, tipo la rete internet, possono essere utilizzate in modo lecito o illecito, ed è il comportamento che il singolo adotta nell’utilizzo o nella diffusione dei pezzi prodotti che dovrebbe essere giudicato. Il parlamento europeo dovrà esprimersi regolamentando la stampa 3D. Quello che ci auguriamo è che, con una legislazione chiara indirizzata a tutelare i proprietari dei diritti, si faccia chiarezza sulle responsabilità di chi invece produce, tutelando anche quello che è lo spirito maker che da sempre accompagna un movimento in grande crescità.


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