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Le migliori guide alla stampa 3D, curate dalla redazione di Stampa 3D forum. Guide all'acquisto, guide all'uso, consigli pratici e molto altro.
Giulio Bigliardi
Siamo ormai a metà di questa prima edizione di Makars, la prima Scuola di Fabbricazione Digitale per i Beni Culturali, e il mese di gennaio lo abbiamo dedicato alla modellazione 3D. Insieme a Emanuel Demetrescu (CNR-ITABC) abbiamo visto come usare il software Blender per modellare e scolpire in 3D oggetti diversi, come realizzare integrazioni e restauri digitali e come ottimizzare e esportare i modelli per la stampa 3D.

Blender è un software open source molto conosciuto tra chi si occupa di grafica digitale 3D ed è una valida alternativa a tutti i più importanti software commerciali oggi in circolazione. Il fatto che sia open source e distribuito gratuitamente non deve far pensare ad un software di basso livello, poco curato oppure dotato di scarsa assistenza online. L’applicazione mette in realtà a disposizione potenti strumenti di modellazione, con la possibilità di ottenere prodotti finali di qualità professionale e paragonabili a quelli realizzate mediante le corrispondenti applicazioni commerciali, molto più costose.

Proprio perché open source l’abbiamo scelto per le nostre lezioni di Modellazione 3D e di Scultura Digitale, in modo tale che i nostri studenti possano essere già operativi al termine del corso senza dover investire grosse risorse nell’acquisto di licenze.

Grazie a Blender è possibile realizzare numerose tipologie di elaborati 3D grazie ad una ricca collezione di tool, sia basilari che avanzati, integrati all’interno del software e facilmente accessibili. Anche l’esportazione avviene in modo semplice e con un buon livello di compatibilità verso i formati di file più utilizzati nel settore. Blender, benché gratuito, è riuscito a emergere in un settore professionale ricco di alternative la cui fama è spesso superiore, ma non per questo caratterizzati da un maggiore livello qualitativo.

Nel nostro corso, dopo un'introduzione alla ricostruzione virtuale nel campo dei Beni Culturali, con una panoramica sullo stato dell’arte e sulle problematiche ancora aperte, abbiamo affrontato l’interfaccia grafica e i comandi base di Blender.

Dopodiché abbiamo mosso i primi passi nella modellazione poligonale, ponendo particolare attenzione alla correttezza tipologica e alla struttura dati di una mesh. Oltre ai modificatori di base ci siamo spinti anche a una panoramica dei modificatori avanzati di Blender.

Abbiamo poi svolto alcuni esercizi pratici, ad esempio:



modellazione poligonale per successiva rifinitura di un altare romano a partire da modello reality-based;

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modellazione poligonale a tela di ragno di un tripode di età greca classica a partire da materiale fotografico.

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Il corso era rivolto principalmente alla modellazione 3D finalizzata alla stampa, ma abbiamo visto anche i settaggi di base per il rendering fotorealistico con il motore di rendering Cycles.

Ci siamo successivamente cimentati nella modellazione organica poligonale di una pianta a partire da riferimenti fotografici, nella modellazione poligonale di un ambiente ipogeo partendo da planimetrie e sezioni e nella modellazione procedurale di un terreno a partire da dati cartografici e ortofoto.

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Nella seconda parte del corso, dedicata alla scultura digitale, abbiamo affrontato gli strumenti di sculpting della mesh lavorando sull’ambiente ipogeo precedentemente modellato per aggiungere dettagli, realismo e caratterizzazione del materiali (pietra, spaccature, etc..). Per quanto riguarda lo sculpting per il restauro digitale ci siamo anche soffermati sul restauro digitale di una statuetta votiva in terracotta rappresentante un torello, proveniente dal Museo Civico Archeologico di Albano Laziale, integrando alcune parti mancanti, come le corna.

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Infine, abbiamo brevemente affrontato anche le tecniche di UV mapping delle mesh e le tecniche di texturing e passaggio di informazione colore fra modelli diversi.

In conclusione abbiamo analizzato parametri e procedure di pubblicazione online dei modelli sulla piattaforma Sketchfab, oltre a parametri e procedure per la verifica, la correzione e l’esportazione di un modello correttamente ottimizzato per la stampa 3D.

Il mese di febbraio di Makars sarà dedicato ai laboratori di stampa 3D: FFF/FDM, DLP e argilla. Alla prossima puntata di Makars!

stampa3D
E' una notizia di pochissimi giorni fa: Sharebot, la nota casa italiana produttrice di stampanti 3D, ha annunciato che metterà in commercio una nuova macchina Plug&Play. Sharebot 42 è una stampante 3D particolarmente indicata ad un utilizzo professionale e incorpora tutta una serie di accorgimenti che ne semplificano l'utilizzo.


Sharebot 42 - Descrizione e caratteristiche tecniche

Sharebot 42 è una stampante 3D FFF - a deposizione di filamento - progettata direttamente dalla divisione di ricerca e sviluppo di Sharebot e, rispetto ai modelli già in commercio, presenta diverse migliorie tecniche indirizzate a un'ottimizzazione delle prestazioni rispetto le stampanti 3D concorrenti.

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Progettata per migliorare la user experience nell'utilizzo della macchina, Sharebot 42 è una stampante 3D Plug'n'Play: l'obiettivo dell'azienda è stato quello di andare a semplificare il più possibile la preparazione della macchina prima della stampa. Sharebot ha introdotto un sistema di autocalibrazione degli assi X-Y-Z e un display a colori touch-screen resistivo da 6 pollici che consente la gestione stand alone di tutte le operazioni di stampa, con una grafica completamente rivisitata rispetto ai classici LCD delle stampanti RepRap. L'estrusore è intercambiabile e gli ugelli compatibili hanno dimensione di 0,4, 0,6 e 0.8 mm. Sharebot 42 integra anche un sensore di rilevamento filo in grado di bloccare in automatico il processo di stampa nel caso cui finisca il filo della bobina.

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Gli interventi fatti sulla Sharebot 42 si sono focalizzati anche sulla riduzione degli ingombri, permettendo di massimizzare l'area di stampa effettiva rispetto alle dimensioni della macchina. Da notare è il posizionamento della bobina utilizzata all'interno dell'ingombro della macchina, al quale si accede attraverso un apposito sportello sul lato del carter. Non ci è chiara la dimensione massima delle bobine utilizzabili, il che potrebbe andare a escludere l'utilizzo di bobine prodotte da terzi. Altre caratteristiche a cui ha fatto particolare attenzione la casa italiana sono la velocità di stampa, che dovrebbe essere stata incrementata, e la precisione nei dettagli degli oggetti realizzati.

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Sharebot 42 presenta due porte USB: la prima, pensata per la lettura standard della chiavetta; l'altra, invece, concepita nell'ottica di future espansioni hardware e software, permette la gestione dei file da stampare direttamente dalla macchina. Collegabile fin da subito alla rete aziendale o domestica, consentirà all'utente di programmare la stampa da remoto, controllandone in tempo reale tutte la fasi di stampa grazie ad una webcam integrata.

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Non appena avremo maggiori informazioni riguardo il prezzo di lancio e il periodo di commercializzazione provvederemo ad aggiornarvi. Rimaniamo in attesa da Sharebot!

alessino
Da qualche mese nel mio laboratorio è arrivato un nuovo prodotto, uno scanner a luce strutturata in grado di effettuare scansioni 3D ad alta qualità ed ora, dopo qualche mese di utilizzo intensivo, penso sia il momento di condividere la mia esperienza. Il prodotto nello specifico è lo Scan In A Box, realizzato da un’azienda scna che si occupa di scanner a luce strutturata da 15 anni (anche se in scala più grande)


Perchè uno scanner 3D?

Prima di parlare di caratteristiche tecnologiche e di prestazioni, vorrei raccontare cosa mi ha portato prima a provare e poi ad utilizzare estensivamente uno scanner 3D. Appena iniziato a valutare la possibilità di prendere uno scanner 3D ero piuttosto scettico sulla reale utilità di una macchina di questo tipo, perchè alla fine, per il tipo di lavorazioni che faccio (prototipi, giocattoli, oggetti per collezionisti), ho sempre pensato che la fase principale fosse quella della progettazione 3D via CAD e che anche in caso di oggetti da replicare, avrei sempre e comunque fatto prima a ridisegnare l’oggetto da zero, partendo dai disegni o dalle rilevazioni “calibro alla mano”. I primi esperimenti di scansione 3D mi avevano confermato questa impressione, in quanto le scansioni ottenute erano di qualità tale da richiedermi una quantità di ore per aggiustarle almeno pari a quelle che avrei usato per ridisegnarle da zero. In genere i problemi principali riguardavano sempre le stesse questioni: scarsa attinenza metrica degli oggetti acquisiti (dimensioni sbagliate), modelli non corretti geometricamente, errori di procedura che avrebbero poi reso l’oggetto non stampabile (non manifold, non watertight). A questo punto mi è stato chiaro che un oggetto del genere (lo scanner) avrebbe iniziato ad avere senso se la qualità di base dei risultati ottenuti ne avrebbe giustificato l’utilizzo, altrimenti sarebbe convenuto andare avanti a mano, da qua la ricerca di un prodotto di qualità.


Le caratteristiche di Scan In A Box

Scan in a Box è uno scanner a luce strutturata, prodotto da un’azienda che opera nel campo da 15 anni, ed in effetti la percezione del prodotto è simile a quella che si prova lavorando con un oggetto “ridimensionato” partendo da tecnologie di alta fascia. Partendo dalla dotazione, Scan In A Box è davvero un prodotto “in a box”, nel senso che nella scatola c’è tutto quello che serve per iniziare a lavorare, a partire dalle componenti hardware principali (proiettore e telecamere) per arrivare agli accessori (chiavi di montaggio, fascette fermacavi e treppiede).  L’assemblaggio dello scanner non è problematico, si tratta di montare correttamente le staffe in metallo su cui vanno fissati i componenti, collegare e raccogliere assieme il fascio di cavi che partono dalla “testa ottica”, cioè l’insieme di proiettore e telecamere e che andranno al PC. I componenti sono tutti di ottima fattura ed estremamente solidi, motivo per cui l’assemblaggio difficilmente potrà risultare problematico.

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La prima scansione

Una volta terminato l’assemblaggio e installato il software (anch’esso presente nella confezione, sotto forma di installazione da chiave USB) va svolta la procedura di calibrazione, che andrà fatta la prima volta che si usa lo scanner e ripetuta solo nel caso in cui si volesse cambiare il campo di lavoro (per semplificare, la dimensione media degli oggetti da acquisire). Questa procedura è forse la parte che può inizialmente intimorire maggiormente l’utente, perchè richiede una serie precisa di operazioni da effettuare, ma fortunatamente gli sviluppatori hanno posto molta attenzione a rendere il tutto il più semplice possibile, attraverso una serie di passaggi guidati. In pratica, giusto per capirci, quello che viene richiesto è di far “inquadrare” allo scanner un template (una tavola con una griglia di punti, fornita con lo scanner), in modo che il software di scansione acquisendo questo primo oggetto “noto” possa poi interpretare in maniera corretta gli oggetti da acquisire. Per completare la procedura questa griglia dev’essere orientata e inquadrata secondo diversi punti di vista (da destra, da sinistra, dall’alto, etc). Ogni volta che viene fatto un test il software comunica il passaggio successivo da svolgere ed in realtà, con un po’ di attenzione, l’intera procedura può essere completata con successo in pochi minuti. Nel caso qualcosa non fosse andato in maniera ottimale, sarà il software stesso ad avvisare e a chiedere di ripetere qualche passaggio.

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La procedura di scansione

Per chi si domandi come funzioni uno scanner a luce struttura proverò a spiegare in maniera semplice la cosa: un proiettore, montato centralmente rispetto a due telecamere, “illumina” l’oggetto da acquisire proiettando una serie di “pattern” (ad esempio delle sequenze di righe nere parallele).  Queste righe, risulteranno deformate dalla superficie su cui vengono proiettate e il software di scansione, ricevendo le immagini registrate dalle telecamere, interpreta queste deformazioni per capire forma e dimensione dell’oggetto inquadrato.

All’atto pratico la scansione di un oggetto richiede che l’oggetto stesso venga inquadrato successivamente da diversi punti, generando una serie di “pezzi” di scansione, quelle che nel software di scansione sono chiamate “range images”. A questo punto, il software di scansione, con l’aiuto dell’utente che indica alcuni punti di riferimento comuni alle diverse range images (ad esempio, immaginando una faccia, l’utente indica in due diverse immagini l’occhio o la punta del naso), riunisce le varie scansioni in un unico oggetto tridimensionale. Quante scansioni fare dipende dall’oggetto e dall’esperienza e in generale dalla qualità del software. Inizialmente si tenderà a produrre una quantità di scansioni maggiori rispetto a quelle realmente necessarie ma una volta presa confidenza con il processo ci si rende conto che in realtà poche inquadrature spesso sono sufficienti per ricostruire interamente l’oggetto. Il processo può essere integrato, nel senso che posso acquisire poche immagini, provare a montarle e nel caso mi rendessi conto della mancanza di qualche particolare, effettuare in seguito le scansioni delle parti mancanti. In maniera analoga, se mi rendessi conto che alcune parti non acquisite non sono di mio interesse (ad esempio la parte inferiore del piedistallo di una statua o il retro di un oggetto di cui mi interessa solo il fronte) posso chiedere al software di scansione di creare “proceduralmente” le parti mancanti. Ovviamente, queste parti sono ricreate dal software in maniera realistica ma mancheranno di tutti i dettagli realmente esistenti.

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Il software di scansione

Uno degli aspetti che colpisce maggiormente quando si approcciano questi strumenti (o almeno che ha colpito me) è la quantità di lavoro che viene fatto dal software di acquisizione rispetto alla componente hardware. Sicuramente proiettore e telecamere devono essere di qualità, ma è il software il vero protagonista del successo (o insuccesso) di un prodotto come questo, rendendo tutto il processo produttivamente conveniente o meno. Da questo punto di vista, Idea, il software fornito con lo scanner, è notevole. In primis la procedura di calibrazione, potenzialmente operazione lunga e complessa, in questo caso viene gestita in maniera agile e fluida. L’ambiente di scansione vera e propria permette di acquisire velocemente un numero notevole di range images e di combinarle con pochi click del mouse, avendo alla base degli algoritmi di ricostruzione delle coordinate evidentemente molto ottimizzati. Il risultato è che, dopo un minimo di ambientazione, si riescono ad acquisire oggetti complessi nel giro di pochi minuti, rendendo il processo estremamente conveniente rispetto alle tecniche tradizionali di ri-disegno degli oggetti. L’altro aspetto è la precisione metrica con cui lavora lo scanner, che teoricamente rientra nell’ordine dei centesimi di millimetro e che quindi, nel mondo reale degli strumenti di stampa mediamente utilizzati, risulta ampiamente all’interno delle tolleranze con cui siamo abituati a lavorare.

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E nel mondo reale?

Allora, acquisito che uno scanner 3D, se di qualità, sia in grado di acquisire e rendere disponibili modelli tridimensionali realistici, nel mondo reale quale può essere la sua utilità? Senza entrare nel merito di casi d’uso che non mi riguardano direttamente anche se li ho seguiti di persona (gioielleria per la riduzione di manufatti, acquisizione di sculture e incisioni per la riproduzione in scale/materiali differenti, etc) nel campo della prototipazione e del prop making la scansione 3D può semplificare sensibilmente alcuni processi o permettere addirittura di sviluppare nuove metodologie di lavoro.


Caso 1: il longboard elettrico

Il progetto richiedeva la modifica di un longboard in modo da poterlo equipaggiare con un motore elettrico. Il motore andava montato con un supporto rimovibile sul carrello del longboard e collegato tramite una cinghia ad una delle ruote. In questo caso lo scanner è stato utilizzato per acquisire (con precisione nell’ordine dei centesimi di millimetro) il carrello e la struttura della ruota interna della ruota. Il supporto motore è stato progettato con un software di CAD 3D e poi una volta pronto è stato sovrapposto alla scansione del carrello per valutare il corretto dimensionamento. Sempre dal software di cad poi il volume del carrello è stato “sottratto”, ottenendo nel blocco del supporto uno spazio negativo identico al carrello stesso. Il supporto è poi stato stampato in ABS con una stampante 3D e una volta pronto è bastato inserirlo sul carrello, dove ha occupato lo spazio senza alcun gioco. Per la ruota il processo è stato simile: prima ho ottenuto un calco in silicone dell’interno della ruota, poi ho fatto la scansione del calco e importata nel CAD l’ho usata come modello dimensionale per disegnare i supporti della corona. Una volta stampati sono entrati negli alloggi della ruota senza alcun problema.

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Caso 2: il fucile da softair

Questo progetto richiedeva il redesign di un fucile da softair, con l’aggiunta di alcune parti e la totale sostituzione di altre. In questo caso lo scanner ha permesso di avere una scansione dimensionalmente corretta da usa come base per ridisegnare le parti aggiuntive e inoltre di fornire alcuni modelli (come l’impugnatura) da usare come “sottrazione” ad altre parti per ottenere degli incastri senza giochi.

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Conclusioni

Quanto può cambiare in meglio il processo produttivo uno scanner 3D? Dopo qualche mese sono giunto alla conclusione che può cambiarlo in meglio di molto, se lo scanner scelto può garantire un livello di qualità elevato. Uno scanner che garantisca velocità di acquisizione e precisione metrica rende estremamente conveniente l’acquisizione delle parti rispetto al ridisegno e anche nel caso in cui la parte debba comunque essere ridisegnata , partire da un oggetto importato che permette di “ricalcare” il nuovo modello è sicuramente vincente in termini di tempi e di qualità finale del prodotto. Da questo punto di vista Scan In A Box soddisfa quelli che per me sono i due requisiti fondamentali (velocità e precisione), permettendo non solo di fare meglio e in meno tempo cose che già facevo prima, ma di approcciare nuovi ambiti, come quello della modifica di oggetti esistenti e la creazione di aggiunte o add-ons (impugnature, accessori) dove l’interazione tra l’oggetto creato e quello esistente prima avrebbe richiesto una quantità di prove e aggiustamenti infinita.

Qui il sito dello scanner 3D.

stampa3D
La nuova gamma 3D Systems ProJet MJP 3600 promette di raggiungere velocità doppie rispetto ai modelli precedenti, con definizione degli strati fino a 16 micron.

Inutile dirlo, 3D Systems è partita alla grande quest'anno, presentando nuove stampanti 3D professionali particolarmente interessanti. I nuovi modelli Pro Jet MJP 3600, 3600 W e 3600 Dental sono stati progettati per migliorare le prestazioni di produzione, semplificando le fasi che precedono quella di stampa. Tutte sono state presentate in occasione del CES 2016 di Las Vegas e hanno riscosso immediatamente un notevole interesse grazie alle prestazioni che offrono.


Tecnologia Multi Jet Printing: come funziona

Prima di entrare nel dettaglio delle nuove macchine di 3D Systems vi spiegherò sinteticamente come funziona la tecnologia MultiJet Printing, la quale rappresenta solamente una delle tecnologie offerte dalla casa americana. Il processo di stampa prevede un piano - su cui viene depositato il materiale - un estrusore e una lampada UV. Avviando la stampa, il blocco estrusore si avvicina al piatto facendo fuoriuscire il materiale, il quale reagisce al passaggio della luce UV, solidificandosi.


Il blocco estrusore è composto da un numero elevato di ugelli - ben 618 ugelli - e i materiali utilizzabili sono tutti caratterizzati dalla reazione ai raggi UV.

I materiali stampabili sono quelli che fanno parte della linea VisiJet, una serie di materiali plastici, cere e biocompatibili che, grazie alle singolari caratteristiche, si prestano a un'ampia varietà di applicazioni. Ideali per prove funzionali, repliche siliconiche, parti da utilizzare in processi di fusione diretta e oggetti che richiedono caratteristiche di robustezza, resistenza alle alte temperature, durata, tenuta all'acqua, fondibilità e biocompatibilità. Inoltre, è bene ricordarsi che il materiale di supporto sarà facilmente removibile attraverso un'apposito processo, che preserva i dettagli e salvaguardia la salute dell'operatore.


3D Systems ProJet MJP 3600, 3600 W, e 3600 Dental, le caratteristiche

La famiglia ProJet MJP 3600 è composta da differenti versioni, arrivando ad un totale di 5 nuove stampanti 3D. Vediamo di fare chiarezza col seguente elenco, entrando ne dettaglio di ogni modello:



Pro Jet MJP 3600, la prima macchina della gamma. Offre la possibilità di scegliere tra tre impostazioni automatiche di stampa: HD - Alta Definizione, UHD - Ultra Alta Definizione e XHD - Estrema Alta Definizione. Queste tre impostazioni di stampa variano, non solo nella qualità dell'oggetto prodotto e nel tempo necessario per completare il lavoro, ma anche sulla dimensione del volume di stampa. Di fatto, più si sale con la risoluzione di stampa, minore sarà il volume stampabile. I materiali utilizzabili sono dei fotopolimeri;
Pro Jet MJP 3600 Max è la versione avanzata del modello descritto precedentemente. Le caratteristiche prestazionali sono le stesse e permette di scegliere in modo veloce tra le tre impostazioni HD, UHD e XHD. Il plus di questa stampante 3D è che, col variare della definizione, non varia il volume di stampa utilizzabile;

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Pro Jet MJP 3600 W, la stampante 3D professionale ideata principalmente per chi deve stampare pezzi piccoli con alte precisioni e necessita di produrre modelli in cera. Il materiale utilizzato è il VisiJet M3 Hi-Cast, una cera messa a punto da 3D Systems “Real Wax” - i modelli prodotti saranno pronti per fusioni, ideali per i settori della gioielleria, medicale e abbigliamento.
Pro Jet MJP 3600 W Max, versione avanzata del modello precedente, permette di produrre oggetti con le medesime qualità mantenendo inalterato il volume di stampa. Anche in questo caso troviamo le tre impostazioni di stampa semplificate e tutti i benefici dell'intera gamma;

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Pro Jet MJP 3600 Dental, la stampante 3D progettata appositamente per le applicazioni nei laboratori dentistici, come per la produzione di modelli ortodontici, corone, ponti, stampi e cere dentali. La 3600 Dental è stata pensata per garantire produzioni in giornata, riducendo i corsi e i tempi impiegati. I materiali utilizzabili comprendono resine biocompatibili. Con un volume di stampa massimo di 298 x 183 x 203 mm e una risoluzione sull'asse Z di 16 micron, la 3600 Dental si allinea ai modelli che fanno parte della stessa gamma.



Come visto, i modelli ProJet MJP 3600, 3600 W e 3600 Dental si differenziano per particolari caratteristiche che ne definiscono la scelta a seconda dell'oggetto che bisogna realizzare. Tutte sono accumunate da una progettazione attenta e da una semplificazione dei procedimenti di stampa rispetto di modelli precedenti. Tra questi è bene citare il sistema di gestione della coda di stampa, il posizionamento automatico dei pezzi sul piatto di stampa, la generazione automatica dei supporti e lo strumento di report.

Grazie a velocità di stampa migliorate, fasi di elaborazione ottimizzate e materiali sempre più performanti, possiamo ammettere che la stampa 3D professionale sta facendo passi importanti. Le ProJet MJP 3600 sono disponibili a partire da 70.000€, pronte per dare una bella svolta al vostro business.


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Se avete letto la nostra recensione della 3Doodler 2.0 non potete che essere rimasti entusiasti delle possibilità creative che offre questo interessante strumento.

3Doodler, come tutte le penne 3D, non è assolutamente comparabile alle stampanti 3D in termini di precisione, eppure presenta una serie di vantaggi che la rendono ideale per lavorazioni specifiche o, ancora meglio, per far approcciare i più giovani al mondo della stampa 3D in un modo più creativo. Penso che ogni FabLab abbia deciso di acquistarne almeno una, proprio con questi presupposti. I dubbi però saltano fuori sin dal primo utilizzo: la presenza del cavo di alimentazione costantemente in bella vista, il sistema leggermente macchinoso che permette di estrudere il materiale e l'estrusore a portata di dito non rendono questo strumento veramente ottimale per essere utilizzato dai giovanissimi maker.

Con l'obiettivo di risolvere tutti questi problemi, 3Doodler ci viene in aiuto presentando 3Doodler Start, il nuovo modello di penna 3D pensata proprio per essere usata in totale sicurezza dai più giovani.

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3Doodler Start utilizza una speciale bioplastica messa a punto dall'azienda (il che ci fa pensare a semplice PLA) che non emette fumi tossici o polveri pericolose. L'estrusore è stato fatto sparire all'interno di un involucro isolante che evita di bruciarsi le dita involontariamente: tutte le parti calde sono ben nascoste e protette. Altro punto a favore riguarda l'alimentazione: addio vecchio cavo. La penna viene caricata prima dell'utilizzo - ci vogliono circa 45 minuti per ricaricare completamente la batteria - attraverso una semplice uscita micro-USB. L'accensione avviene attraverso un solo tasto On-Off e il riscaldamento richiede circa un minuto. L'utilizzo è semplificato dalla presenza di un solo tasto di estrusione - ritrazione del filamento.

Disponibile in preordine a questo link all'interessante prezzo di 39.99$, l'Essentials Pack arriverà a casa vostra contenente una 3Doodler Start, due pacchetti di stick, un cavo micro-USB e lo Start Project Book, utile per aiutarsi a sviluppare le prime idee tridimensionali. Le spedizioni non inizieranno prima di maggio 2016.
Che dire, è bello vedere che aziende come WobbleWorks Inc. facciano attenzione a queste particolarità di utilizzo.

Giulio Bigliardi
Makars è la prima Scuola in Italia di Fabbricazione Digitale per i Beni Culturali. La prima edizione, iniziata il 3 dicembre, è ormai entrata nel vivo e anche il secondo corso di Rilievo 3D Range-based è concluso.

Durante il primo corso di Rilievo 3D Image-based avevamo sperimentato le tecniche e i software per rilevare in 3D oggetti usando semplici fotografie e video (qui alcuni dei modelli realizzati dagli studenti). In questo secondo corso, abbiamo visto come rilevare in 3D usando uno scanner a luce strutturata.

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La scansione 3D a luce strutturata è una tecnologia molto accurata che si basa sulla proiezione di un pattern di luce sulla superficie dell'oggetto. La deformazione del pattern indotta dalla superficie dell’oggetto viene acquisita tramite una coppia di telecamere e sfruttata per il calcolo delle coordinate tridimensionali.

In generale, gli scanner 3D di questo tipo sono particolarmente adatti per rilevare oggetti di piccole dimensioni e sono in grado di acquisire dettagli anche molto minuti.

Lo scanner usato durante le esercitazioni è Scan in a Box, uno scanner a luce strutturata prodotto in Italia e uscito sul mercato lo scorso anno. Abbiamo già avuto occasione di testarlo in situazioni differenti (qui un nostro test) e i risultati sono sempre stati di grande qualità; da non trascurare anche il costo veramente competitivo.

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Per quel che riguarda l’hardware le caratteristiche tecniche di Scan in a Box dichiarate dal produttore sono:



Tempo di Scansione: circa 4 secondi a scansione;
Risoluzione/Precisione: fino a 0.1% di accuratezza rispetto all’oggetto scansionato;
Densità Mesh: fino a 10 milioni di vertici per modello;
Formati di esportazione : OBJ, STL, PLY, OFF;
Sistemi operativi supportati: Windows (requisiti minimi: sistema operativo Windows 7 or 8 – 64 bit, CPU 2 Quad Core GHz, 4 GB RAM, VGA NVIDIA GeForce, Risoluzione schermo minima 1280×720);
Gestione del colore: colore per-vertex.

Durante il corso abbiamo potuto sperimentare tutte le funzioni dello scanner e del suo software IDEA. Infatti, grazie alla partnership tecnica tra Makars e Scan in a Box, ciascun studente ha a disposizione una licenza completa per tutta la durata della Scuola.

In particolare, abbiamo affrontato i seguenti argomenti:



calibrazione dello scanner: Scan in a Box consente di lavorare con differenti aree di acquisizione, comprese tra 100 e 500 mm. La dimensione dell'area di lavoro indica la dimensione massima di un oggetto che lo strumento è in grado di rilevare con una scanione unica; oggetti più grandi possono essere rilevati con più scansioni. L'area di acquisizione viene quindi scelta in base alle dimensioni dell'oggetto da rilevare, ma anche in base al livello di dettaglio che vogliamo ottenere: minore è infatti l'area di acquisizione che impostiamo e maggiore sarà la risoluzione della scansione e quindi il livello di dettaglio finale del nostro rilievo. Ogni volta che modifichiamo l'area di lavoro è necessario rifare la calibrazione dello scanner, un'operazione con cui si familiarizza velocemente e che richiede alcuni minuti;


scansione: lo scanner non acquisisce in continuo, ma è necessario fare una scansione per volta, cioè si scansiona l’oggetto da un punto di vista, poi lo si ruota e si torna ad acquisire, e così via finché non si è rilevata l’intera superficie. Abbiamo visto che non esiste una sequenza di acquisizione valida in ogni situazione, ma che a seconda della forma dell'oggetto da rilevare dobbiamo ruotarlo o muovere lo scanner in modo tale da acquisire la superficie completa;
allineamento: le singole scansioni devono essere allineate manualmente, anche se in realtà è un sistema semi-automatico, poiché prese due nuvole di punti basta indicare tre punti in comune (senza bisogno di essere troppo precisi) e il software esegue l'allineamento fino a raggiungere la massima precisione possibile (fornendo al termine anche i valori di distanza media e di deviazione standard). Scanner di fascia di prezzo superiore eseguono l'allineamento automatico, ma questo non è un grosso limite per tre motivi: lo scanner è molto veloce sia in acquisizione che in fase di allineamento manuale; in caso di oggetti di forma molto complessa anche con scanner ad acquisizione continua è difficile rilevare l'oggetto in un'unica acquisizione ma è necessario procedere per step; lavorando su singole acquisizione i file di lavoro sono molto più leggeri ed è possibile utilizzare il software anche con PC di medio livello;

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pulizia della nuvola di punti finale: il software mette a disposizione molto strumenti di selezione per ripulire la nuvola di punti; oltre agli strumenti di selezione manuale, anche strumenti per selezionare i punti isolati o gruppi di punti isolati;
elaborazione della mesh: per l'elaborazione della mesh il software IDEA mette a disposizione molte impostazioni; particolarmente utili sono i quattro profili già settati (Small Artistic Object, Technical Object, Sculpture, Design Object) che corrispondo a quattro gradi diversi di dettaglio finale del modello. In aggiunta è comunque possibile impostare manualmente i parametri d elaborazione. Il sofwtare fornisce poi tutti gli strumenti necessari per la pulizia della mesh, lo smoothing, la riduzione del rumore, la chiusura dei buchi e la decimazione.

Al termine di tutte le elaborazioni è pertanto possibile esportare un modello 3D molto dettagliato, a colori e in scala, pronto, ad esempio, per poter essere pubblicato on-line o per essere stampato in 3D.

Le esercitazioni in aula sono state inizialmente utili per prendere confidenza con lo strumento e per capire i suoi limiti, in particolare per capire con quali oggetti la scansione può essere problematica o impossibile:



oggetti di metallo o molto lucidi: i problemi sono causati dall’eccessiva riflessione delle frange luminose proiettate dallo strumento; è possibile risolvere il problema usando uno spray opacizzante quando possibile. Questo problema non c'è con oggetti di metallo ossidati, come la maggior parte dei metalli “archeologici”;
oggetti trasparenti: le frange luminose vengono proiettate attraverso la superficie rendendo impossibile rilevare l’oggetto;
oggetti neri o molto scuri: il problema è parzialmente risolvibile grazie ad alcune impostazioni del software IDEA (vedi questo esempio); il risultato è comunque molto “rumoroso”.

Dopo alcuni esercizi in laboratorio, abbiamo utilizzato Scan in a Box per rilevare alcuni reperti di uno dei Musei partner: il Museo Civico Archeologico di Albano Laziale. Non smetteremo mai di ricordare, infatti, che è indispensabile utilizzare questi strumenti anche fuori dalle aule e in applicazioni pratiche e in contesti reali, perché solo in questo modo ci scontra con le reali difficoltà e gli imprevisti spesso in agguato.

Ecco alcuni dei modelli 3D che sono stati realizzati dai nostri studenti.




Mancano ancora tre mesi e ben otto corsi al termine di questa prima edizione di Makars. Quindi continuate a seguirci sia qui che sul nostro Blog!

Giulio Bigliardi
Giovedi 3 dicembre è iniziata Makars, la prima Scuola in Italia di Fabbricazione Digitale per i Beni Culturali. L'obiettivo di Makars è di portare le tecnologie proprie dei makers tra i professionisti che si occupano del patrimonio culturale, per rinnovare e migliorare i processi legati alla conservazione, valorizzazione e fruizione del nostro patrimonio storico-artistico.

Questa prima edizione di Makars è organizzata in collaborazione con 3D ArcheoLab e si svolge a Roma, ospitata negli spazi del FabLab SPQwoRk.

La Scuola prevede un programma formativo molto ricco e impegnativo: 10 settimane di lezione più un mese di project work, per un totale di 160 ore tra lezioni frontali e laboratori pratici. Makars è sostenuta dai alcuni dei più importanti protagonisti del mondo della fabbricazione digitale: 3D ArcheoLab, SPQwoRk, 3D Flow, 3D Italy, 3DPR, 3DZ, ON/OFF FabLab Parma, Lumi Industries, Scaninabox, Sharebot, TreeD Filaments, WASP. Grazie al loro sostegno è stato possibile allestire un FabLab dedicato agli studenti della Scuola, in cui possono liberamente utilizzare strumenti di scansione 3D, software di fotomodellazione e modellazione 3D e stampanti 3D.

La prima parte di Makars è interamente dedicata ai sistemi di rilievo 3D, da immagini e video digitali e con scanner 3D, e il primo corso era incentrato sul Rilievo 3D Image-Based.
Oggi il rilievo tridimensionale abbraccia un insieme di strumenti e di tecnologie molto varie, ciascuna con i propri pregi e difetti. La buona regola è scegliere in ogni occasione la soluzione che ci garantisce la migliore qualità, ma questo non è possibile se prima non si ha avuto la possibilità di provare con mano le diverse soluzioni a disposizione, per comprenderne le potenzialità e i limiti.

Per questo motivo durante il corso di Rilievo 3D Image-Based non ci siamo limitati a esaminare un'unica soluzione, ma ci siamo concentrati su ben tre soluzioni differenti:



3DF Zephyr, un software di fotomodellazione sviluppato in Italia da 3D Flow e particolarmente potente;
Agisoft Photoscan, una delle più note applicazioni commerciali di fotomodellazione;
una soluzione completamente open source basata sull'abbinamento dei software Python Photogrammetry Toolbox e MeshLab.

Le tecniche di rilievo image-based, a differenza di quelle range-based, sfruttano la luce presente nell’ambiente per acquisire immagini da cui estrarre informazioni tridimensionali della scena osservata. Tra queste tecniche, la fotogrammetria è quella più nota ed utilizzata per rilievi in numerosi campi: produzione cartografica, architettura, archeologia, geologia. Tuttavia, essa richiede ancora strumentazioni e software particolarmente costosi, oltre a un approccio teorico e pratico molto complesso. Una tecnica simile, che non è altro che un’evoluzione della fotogrammetria stessa, è la fotomodellazione (Structure-from-Motion e Multi-view Stereo Reconstruction), una tecnica che ha come scopo principale l'elaborazione automatica delle immagini per l'estrazione di un modello 3D. Al momento i principali vantaggi di questa soluzione risiedono nel minor costo e nella elevata trasportabilità della strumentazione necessaria (di base serve solo solamente una buona macchina fotografica digitale e un PC).

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Durante il corso ci siamo concentrati in particolare sul software Zephyr: grazie alla partnership tecnica tra Makars e 3D Flow ciascun studente ha infatti a disposizione una licenza PRO per tutta la durata della Scuola. Questo ci ha permesso di utilizzare liberamente il software e di sperimentare anche le funzioni più avanzate.

In particolare, gli argomenti trattati durante il corso sono stati:



acquisizione delle immagini: questa è la fase fondamentale di tutto il processo ed è necessario capire come settare in modo corretto le impostazioni della macchina fotografica (ISO, bilanciamento del bianco, messa a fuoco, ecc...), come decidere la sequenza di scatto delle foto in base alla morfologia dell'oggetto da ricostruire, quali materiali e superfici presentano particolari problemi, come i metalli, e come risolverli, e in generali quali accorgimenti è necessario avere per eseguire le fotografie in modo corretto;
allineamento delle immagini, generazione della nuvola di punti sparsa e densa, generazione della mesh e della texture: avendo a disposizione un buon dataset di immagini, diventa fondamentale capire come settare le impostazioni del software in ogni step dell'elaborazione per ottenere un ottimo risultato e sfruttare appieno sia le capacità del software stesso, sia quelle del computer a disposizione. In queste fasi Zephyr mette a disposizione alcuni profili predefiniti in base al tipo di oggetto che si deve rilevare e in base al grado di dettaglio del modello finale che si vuole raggiungere; questo è molto comodo per chi è alle prime armi. Man mano che si prende confidenza con il software è poi possibile passare alle impostazioni avanzate, che sono veramente tante rispetto a Photoscan, e perfezionare le elaborazioni;
messa in scala del modello con una o più misure di riferimento: utilizzando almeno una misura nota sul modello, preferibilmente la distanza tra alcuni target appositamente posizionati, è possibile in modo molto semplice mettere il modello in scala, cioè attribuirgli la corretta dimensione metrica; questo è un passaggio indispensabile perché i modelli provenienti da fotomodellazione, diversamente di quelli provenienti da scansione 3D, non sono in scala:
georeferenziazione del modello: utilizzando alcuni marker di coordinate note presenti nelle fotografie abbiamo visto come georeferenziare uno scavo archeologico; questa è un'operazione indispensabile se l'obiettivo del rilievo è di estrarre un'ortofoto o un DEM e produrre della cartografia;

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mascheratura delle immagini: i certi casi per una corretta elaborazione delle immagini può essere utile mascherarle, cioè disegnare su ogni immagine una maschera per isolare l'oggetto rilevato rispetto allo sfondo; la maschera, infatti, indica in Zephyr quale parte dell'immagine deve essere elaborata, mentre tutto ciò che non è mascherato viene automaticamente scartato. Questa operazione può essere molto utile quando abbiamo uno sfondo che crea molto "rumore" oppure se abbiamo usato una camera in posizione fissa e abbiamo fatto ruotare l'oggetto (a meno che non siamo stati previdenti e abbiamo adeguatamente isolato lo sfondo con un colore neutro bianco o nero).

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estrazione di un modello 3D da un video digitale: Zephyr offre una funzione molto interessante, che è quella di elaborare un modello 3D partendo non solo da immagini digitali, ma anche da un video. Zephyr infatti estrae in automatico i fotogrammi del video e li tratta come normali immagini. Il processo di estrazione è ben studiato, perché permette non solo di indicare quanti fotogrammi al secondo estrarre, ma anche di estrarre i fotogrammi meno sfuocati (attraverso un'analisi automatica della texture dei fotogrammi) e quelli meno simili tra di loro, cioè se un fotogramma è troppo simile a quello estratto in precedenza verrà scartato (la soglia di similarità può essere impostata manualmente). In questo modo diventa possibile estrarre in modo automatico un buon set di immagini per procedere con l'elaborazione.

Al termine del corso abbiamo anche preso in esame una soluzione completamente open source, basata sull'abbinamento dei software Python Photogrammetry Toolbox e MeshLab; grazie a questa soluzione è infatti possibile eseguire l'intero processo che porta dalle immagini digitali al modello 3D usando solamente software libero, pertanto senza dover acquistare alcuna licenza. Questa soluzione presenta però alcuni limiti: tempi di elaborazione della nuvola di punti molto lunghi, non è possibile applicare maschere alle immagini, né georeferenziare il modello, inoltre nella fase di messa in scala non viene restituito l'errore (valore che è molto utile per capire se ci sono misure di riferimento sbagliate o deformazioni nel modello).

Le esercitazioni del corso sono state tutte realizzate su reperti e opere conservate all'interno del Museo Diocesano e del Museo Archeologico di Albano Laziale. E' infatti indispensabile misurarsi con oggetti reali, non solo con esercitazioni in aula, perché solo in questo modo è possibile rendersi conto delle problematiche di un rilievo di questo tipo.

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Ecco alcuni dei modelli 3D elaborati durante il corso.











 Seguite il nostro secondo report di Makars

Giulio Bigliardi
Giovedi 3 dicembre a Roma abbiamo dato il via alla prima edizione di Makars, la prima Scuola in Italia di Fabbricazione Digitale per i Beni Culturali.

Gli iscritti sono 10, provenienti da tutta Italia (da Bolzano a Catania) e con formazione differente nel campo dell'archeologia, del restauro e della storia dell'arte.

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Makars è un percorso di studio unico nel suo genere che, come dice il nome stesso, nasce dall’incontro tra il mondo dei Makers e quello dei professionisti dei Beni Culturali, non è un caso che la Scuola si svolga in un FabLab e non all'interno di una Università. Il nostro obiettivo è di portare le tecnologie di Fabbricazione Digitale, proprie del movimento dei makers, tra chi si occupa del nostro patrimonio storico-artistico, mostrandone le possibili applicazioni nel campo della ricerca, conservazione e valorizzazione.

La Scuola Makars è organizzata in 10 moduli per un totale di 160 ore di lezione e laboratori: Rilievo 3D Image-based, Rilievo 3D Range-based, Modellazione 3D con Blender, Scultura digitale con Blender, Introduzione alla Fabbricazione Digitale per i Beni Culturali, Laboratorio di stampa 3D FDM/FFF – Fused Filament Fabrication, Laboratorio di stampa 3D DLP – Digital Light Processing, Laboratorio di stampa 3D con argilla, Laboratorio di stampa 3D CJP – Color Jet Printing, Laboratorio di fresatrice e laser cutter. I docenti sono tutti professionisti del settore e le lezioni sono ospitate all'interno del FabLab SPQwoRk di Roma, in via di Portonaccio 23b.

Makars è sostenuta dai alcuni dei più importanti protagonisti italiani del mondo della fabbricazione digitale: 3D ArcheoLab, SPQwoRk, 3D Flow, 3D Italy, 3DPR, 3DZ, ON/OFF FabLab Parma, Lumi Industries, Scaninabox, Sharebot, TreeD Filaments, WASP.
Grazie al loro sostegno è stato possibile allestire un FabLab dedicato agli studenti della Scuola, in cui possono liberamente utilizzare strumenti di scansione 3D (Scaninabox), software di fotomodellazione (Zephyr) e modellazione 3D (Blender), stampanti 3D (Lumipocket, Delta WASP, Sharebot KIWI, COOBOT, WASP) e materiali innovativi per la stampa 3D (TreeD Filaments Architectural).

Makars può contare inoltre sulla collaborazione del Museo Diocesano e del Museo Archeologico di Albano Laziale, che hanno messo a disposizione le loro collezioni per essere rilevate in 3D e per sviluppare progetti di modellazione e stampa 3D insieme ai partecipanti.

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Come si svolge Makars?

In totale sono 160 ore di lezione, quasi tutte di laboratori pratici: a dicembre si tengono i corsi di rilievo 3D, a gennaio è la volta di modellazione 3D e scultura digitale, infine a febbraio si svolgono i laboratori di stampa 3D.

Le lezioni si svolgono in due giorni full-immersion ogni settimana, il giovedì e il venerdì dalle 9 alle 18, mentre nei restanti giorni è possibile accedere al FabLab per studiare ed esercitarsi utilizzando le attrezzature a disposizione; è anche disponibile una piccola biblioteca con letture specifiche di approfondimento e un'area E-Learning per lo studio individuale on-line.

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A marzo viene il bello: i partecipanti dovranno sviluppare un project work mettendo in pratica quanto imparato e utilizzando liberamente le attrezzature della Scuola. Il 31 marzo, infine, è prevista la presentazione dei progetti sviluppati, ovviamente durante una giornata aperta a chiunque è interessato.

Se siete curiosi di sapere cosa faremo nelle prossime settimane, sappiate che vi racconteremo tutti gli sviluppi di Makars sia sul Blog dedicato con appuntamenti giornalieri, sia con approfondimenti qui su Stampa 3D Forum, media partner di Makars. Inoltre, potete anche venire a trovarci a Roma in Via di Portonaccio 23b, presso il FabLab SPQwoRk.


Seguite i nostri report del corso

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Dopo pochi giorni aver annunciato la chiusura della produzione della Cube 3 e del marketplace Cubify 3D, 3D Systems si prepara ad una nuova annata sul mercato della stampa 3D. Non è un segreto che la casa americana stesse soffrendo la grande concorrenza del mercato consumer che negli ultimi due anni si è espansa a macchia d'olio e che, inevitabilmente, ha causato una grande dispersione di energie all'interno dell'azienda. 3D Systems ha quindi preso una decisione forte: lasciare il mercato consumer per dedicarsi con tutte le proprie energie a quello professionale. Una decisione, a mio avviso, pienamente azzeccata e non definita da un'ipotetica crisi del mercato.

Ma facciamo un passo avanti: è tempo di parlare delle novità che 3D Systems ha preparato per noi e che sono presentate al pubblico proprio in questo momento, in occasione del CES 2016 a Las Vegas. Qualche anticipazione era già stata fatta - qui trovate quello che avevo da dirvi al riguardo delle novità del 2016 - e, tutto sommato, non ci siamo poi andati troppo lontani!


ProX DMP 320 - Una nuova stampante 3D a metallo

Disponibile in due configurazioni - una ottimizzata per la stampa in titanio e una ottimizzata per la stampa in acciaio inox e nichel - la nuova stampante 3D a metallo di 3D Systems è stata progettata per lavorazioni altamente complesse.


La promessa dell'azienda è quella di andare a definire un nuovo standard nella lavorazione dei metalli, garantendo altissime prestazioni e grandi qualità dei prodotti finali. La macchina è anche dotata di un sistema basato su moduli, che permette una manutenzione molto veloce, e di una serie di parametri preimpostati, che garantiranno ottimi risultati facendo risparmiare tempo. Il volume di stampa è di 275 x 275 x 420 mm.


ProJet MJP 3600 - Velocità raddoppiate rispetto alle versioni precedenti

Ricordate come funziona la tecnologia Multi Jet Printing? Il processo prevede il deposito di fotopolimeri liquidi (resine) sensibili ai raggi UV attraverso un numero elevato di ugelli (si arriva a 618 ugelli) su una superficie stampata precedentemente. In una fase di post-produzione il materiale di supporto sarà eliminato in quanto idrosolubile. Qui trovate maggiori informazioni sulle tecnologie di 3D Systems.


La nuova gamma ProJet MJP 3600 promette di raggiungere velocità doppie rispetto i modelli precedenti, con definizione degli strati fino a 16 micron e risoluzione X-Y-Z massima di 750 x 750 x 1600 DPI. E' stata aggiornata anche la capacità di elaborazione dei file, favorendo una maggiore fruibilità generale.


ProJet MJP 5500X - Nuovi materiali elastici con elevate prestazioni

Oltre al nuovo modello ProJet MJP 5500X, stampante 3D multimateriale che va ad aggiungersi alla già vasta offerta di 3D Systems, troviamo novità anche nei materiali.


Per l'esattezza ne abbiamo due: VisiJet CE-BK nero elastomerico e VisiJet CE-NT elastomerico naturale. Questi due materiali elastici hanno caratteristiche tecniche particolarmente interessanti, a partire dalla proprietà di allungamento senza rottura che dovrebbe attestarsi intorno al 650%. A questa si aggiunge un'ottima resistenza allo strappo e il completo recupero elastico in seguito alla tensione.

http://www.stampa3d-forum.it/wp-content/uploads/2016/01/VisiJet-CE-NT-elastomerico-naturale.jpghttp://www.stampa3d-forum.it/wp-content/uploads/2016/01/VisiJet-CE-NT-elastomerico-naturale-trazione.jpgNon è un caso che l'annuncio di questi due nuovi materiali sia avvenuto in concomitanza di quello della nuova ProJet MJP 5500X, infatti, grazie alle sue caratteristiche tecniche avanzate, sarà in grado di supportare l'utilizzo di questi materiali nelle casistiche più complesse, anche nel caso in cui siano richieste proprietà meccaniche diverse all'interno dello stesso oggetto di stampa.

Insomma, sembra proprio che 3D Systems si sia lanciata a capofitto nel perfezionamento delle proprie tecnologie, con l'obiettivo di offrire funzionalità all'avanguardia e ottimizzate per i propri clienti.

Vuoi approfondire le tecnologie di 3D Systems? In questo articolo trovi tutto quello che c'è da sapere!

 

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Preparatevi, perché questa volta XYZprinting ha veramente esagerato. La casa taiwanese ha deciso non fermarsi ad aggiornare le proprie macchine, o di lanciare sul mercato un nuovo prodotto. Quello che sta cercando di fare è di avere a disposizione una macchina per tutte le necessità, contenendo il più possibile i prezzi di vendita. Ma partiamo dal principio e cerchiamo di fare un po' d'ordine.


MERCATO CONSUMER

Ci ritroviamo davanti a tre nuove stampanti 3D: da Vinci Mini, da Vinci Jr. 1.0 3-in-1 e da Vinci 2.0 Mix.
La da Vinci Mini sarà la macchina più economica della casa, in vendita a soli 269$. Con un volume di stampa di 150 x 150 x 150 mm, integra anche una porta USB e la connessione Wi-Fi, favorendo le connettività e semplificandone l'uso. Una stampante 3D dedicata a chi si avvicina per la prima volta a questo mondo, economica e dotata di tutte le semplificazioni possibili.http://www.stampa3d-forum.it/wp-content/uploads/2016/01/da-vinci-mini-3D-printer-from-xyzprinting.png

La seconda stampante, da Vinci Jr. 1.0 3-in-1, sarà in vendita a 549$ e potrà stampare 3D, scansionare e incidere col laser, integrerà la connessione Wi-Fi e un sistema di autocalibrazione del piatto.

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La terza macchina, chiamata da Vinci Jr. 2.0 Mix, integrerà invece una funzionalità alternativa: sarà in grado di unire due filamenti di colore diverso, portando quindi a compimento delle stampe a più colori. A partire da 499$.


MERCATO PROFESSIONALE

Esatto, XYZprinting vuole spingere anche nel mercato professionale. Lo aveva già fatto, introducendo il modello Nobel, ma nel 2016 sembra che le cose cambieranno in meglio. Per iniziare, vi presentiamo la Nobel 1.0 Advanced e la da Vinci Pro 3-in-1.

L'azienda ha effettuato degli upgrade al modello con tecnologia SLA Nobel 1.0 arrivando a produrre la Nobel 1.0 Advanced. I miglioramenti si vedono nella risoluzione sugli assi X e Y, che  raggiungono i 0.13 mm, mentre sull'asse Z la precisione si aggira sui 0.025mm. Il prezzo di vendita dovrebbe essere di 1699$, molto interessante considerate le caratteristiche tecniche e la tecnologia che incorpora.http://www.stampa3d-forum.it/wp-content/uploads/2016/01/da-vinci-nobel-advanced-3D-printer-from-xyzprinting.png

La stampante 3D da Vinci 1.0 Pro 3-in-1 fa invece riferimento al modello già esistente. Quello che va ad aggiungere sono le funzionalità - stampa 3D, scansione e incisione laser - un maggior volume di stampa, connessione Wi-Fi e stampa multimateriale (si parla di PLA e ABS). Prezzo di vendita: 899$.http://www.stampa3d-forum.it/wp-content/uploads/2016/01/4757300_sa-300x300.jpg

Proseguiamo con le presentazioni e introduciamo la nuova stampante 3D DLP. Chiamata Nobel DLP, raggiunge una precisione di 50 micron su X e Y e 25 micron su Z. Il prezzo si aggira intorno i 1999$. I materiali utilizzabili vanno dalle resine classiche a quelle a colata, l'ideale per il settore della gioielleria.http://www.stampa3d-forum.it/wp-content/uploads/2016/01/da-vinci-nobel-dlp-printer-from-xyzprinting.png

Entro il 2017 si prevede invece la disponibilità del 3D Jet System. Con un piatto di stampa di dimensione 300 x 150 mm e una risoluzione di 13 micron sull'asse Z, questa tecnologia sfrutta il funzionamento inkjet per stampare resine composte da fotopolimeri.

E per concludere, un'ultima grossa novità.

L'azienda sta lavorando alla produzione di una stampante 3D inkjet full-color basata sul metodo di lavoro chiamato binder-jetting.http://www.stampa3d-forum.it/wp-content/uploads/2016/01/da-vinci-3PP0A-3D-printer-from-xyzprinting.png

Anche in questo caso, l'obiettivo è quello di ridurre il più possibile i costi e di rendere la macchina il più competitiva possibile. Su che piano si gioca? Sulla velocità di lavoro, ovviamente. Secondo previsioni la stampante avrà un volume di stampa intorno ai 220 x 220 x 190 mm con una definizione di 1600 x 1600 dpi e 100 micron di altezza dei layer, elaborazione di 66 mm/ora. Comparando questi dati con stampanti 3D ben più conosciute, sembra che si andrà a superare la velocità di macchine inkjet ben conosciute sul mercato professionale. Ottimi presupposti, anche se rimane ancora tutto da vedere sul campo.

 

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Stampa 3D - Cosa ci aspettiamo dal 2016

Pubblicato da stampa3D, in Novità,

Come sarà il 2016 per il settore della stampa 3D? Quali stampanti 3D usciranno e quali saranno i trend di sviluppo che vedremo? In questo articolo troverete una bella overview di quello che ci aspettiamo accadrà nel 2016 della stampa 3D.

LA STAMPA 3D NEL 2015: CONSIDERAZIONI

Il 2015 è stato un anno molto particolare per la stampa 3D. Se il 2014 è stato quello della consacrazione, della grande aspettativa e delle grandi campagne di marketing - vedavamo uscire una stampante quasi ogni settimana - il 2015 è stato un anno di distruzione di sogni. Il grande pubblico ha scoperto che stampare 3D non è poi così facile come diverse testate giornalistiche affermavano e che, sbagliando per la seconda volta, hanno poi iniziato a parlare di una "crisi della stampa 3D". Di crisi non ne abbiamo visto neanche l'ombra, e in questo mio articolo datato maggio 2015 vi spiegavo perché.
 
 
[caption id=attachment_14602" align="alignleft" width="300]http://www.stampa3d-forum.it/wp-content/uploads/2015/12/Makars-corso-3d-scanner-e-archeologia-roma-6-300x225.jpg Makars - Scuola di Fabbricazione Digitale per i Beni Culturali[/caption]

I veri consumatori del giorno d'oggi si dividono in due grandi categorie: i maker e i professionisti. Questa affermazione non è poi così scontata, considerato che, tra una stampante Plu&Play e l'altra, la credenza più comune era quella di riuscire a vedere una stampante 3D dentro ogni casa entro qualche anno. Questa, come facilmente prevedibile, rimane solo una bella e intrigante visione. Non è un caso se nel 2015 MakerBot ha deciso di chiudere i negozi fisici e aprire i fantomatici Innovation Center, o se abbiamo visto nascere corsi come Makars, la prima Scuola di Fabbricazione Digitale per i Beni Culturali. Un corso di lunga durata, indirizzato ai professionisti o a giovani studenti alla ricerca di un campo di specializzazione, ma aventi le idee già ben chiare.
 
 
[caption id=attachment_14665" align="alignright" width="300]http://www.stampa3d-forum.it/wp-content/uploads/2015/12/3ddglss-300x169.jpg MIT - Stampa 3D in vetro[/caption]

Il 2015 è stato anche un anno di grandi progetti e innovazioni. Abbiamo visto una supercar con telaio stampato in 3D, il quale permetterebbe di diminuire le emissioni dovute alla produzione. Abbiamo visto nascere nuove tecnologie di stampa 3D come CLIP, che ci permetterà di stampare fotopolimeri a velocità mai viste prima. Abbiamo visto lo sviluppo di nuovi prodotti farmacologici, come le pillole su misura stampate usando un filamento bioplastico con una qualsiasi stampante 3D FDM. Al MIT di Boston hanno iniziato a stampare il vetro, le protesi su misura hanno ottenuto un'attenzione esponenziale, il mondo dell'edilizia ha iniziato a muoversi verso nuovi orizzonti.

Insomma, ne abbiamo viste di tutti i colori. Ma cosa dobbiamo aspettarci dal 2016? Basandomi sui trend del 2015 e sugli sviluppi del 2015 ho cercato di raggruppare di seguito quelli che dovrebbero essere gli eventi più importanti a cui assisteremo nel 2016.
 

LA STAMPA 3D NEL 2016: ECCO QUELLO CHE VEDREMO

L'AMBIENTE PROFESSIONALE

La prima considerazione da fare è che probabilmente, già dai primi giorni del 2016, avremo diverse novità. Vi chiedete perché? Beh, come tutti gli anni, assisteremo al lancio di nuovi prodotti al CES di Las Vegas, l'evento del settore tech più seguito in tutto il mondo. E' molto probabile che in questa sede saranno presentati nuovi prodotti che verranno commercializzati già nell'anno solare 2016.

http://www.stampa3d-forum.it/wp-content/uploads/2015/12/CESweblogo.jpg

Sarà proprio a partire dal CES 2016 che dovremo stare attenti a grandi aziende come 3D Systems e Stratasys, dalle quali ci si aspetta l'introduzione di nuovi prodotti professionali di alto livello, ma abbordabili da un pubblico più vasto. Puntiamo le antenne anche su due grandi nuove entrate nel settore: HP e Canon, entrambe hanno manifestato l'interesse per il settore nel 2015, pubblicizzando due nuove macchine di livello professionale. Se per HP sappiamo che la commercializzazione avverrà nel 2016, di Canon non abbiamo ancora informazioni certe.
 

STAMPANTI 3D SUPER-VELOCI
[caption id=attachment_14688" align="alignright" width="300]http://www.stampa3d-forum.it/wp-content/uploads/2015/12/maxresdefault-300x169.jpg Tecnologia CLIP di Carbon3D[/caption]

Uno dei trend che più forti abbiamo potuto percepire è quello della ricerca di macchine sempre più veloci. E' infatti nel 2015 che abbiamo visto l'introduzione nel mercato di stampanti 3D che raggiungono velocità di stampa più elevate rispetto all'attuale standard del mercato. Facendo riferimento alle stampanti 3D FDM, si è iniziato a parlare di velocità di stampa vicine ai 400 mm/s e velocità massime di movimento intorno ai 1000-1100 mm/s. E' prevedibile che queste caratteristiche tecniche andranno a definire un nuovo standard di mercato, in quanto la velocità di stampa è da sempre uno degli elementi che ha trainato il mercato: tutti vogliono produrre a velocità maggiori per risparmiare tempo, semplicemente perché il tempo è denaro. Stessa direzione è stata ben definita per le macchine più professionali, anche se non abbiamo dati così specifici. In questo caso è ancora tutto da vedere.
 

I MATERIALI

Per stampare più velocemente servono materiali idonei o ottimizzati che assicurino una buona resa dell'oggetto finale, la quale deve essere pari o migliore rispetto a modalità di stampa più lente. Ed è qui che si introduce la ricerca sul materiali di consumo, adatti a modalità di lavoro diverse e più di nicchia. Vedremo la nascita di filamenti più ricercati per le FDM - ULTEM, fibra di carbonio, conduttivi, magnetici, ecc - e, forse, l'utilizzo di materiali più performanti per le professionali.
 

LA RICERCA

Il mondo della ricerca proseguirà il proprio cammino verso strade inesplorate con il coinvolgimento di nuovi macchinari e tecnologie: D-Shape ci dimostrerà che stampare edifici sulla Luna è possibile, ARUP otterrà nuovi risultati con la stampa 3D in metallo e, senza dubbio, saremo ancora sopraffatti da nuove scoperte nel settore biomedicale.
 

COSA CI ASPETTIAMO DAL 2016 - CONCLUSIONI

Per concludere, vorrei salutarvi elencando quattro macchine, molto diverse da loro, ma che varrà la pena tenere sott'occhio nel 2016:
 


OLO, la piccola macchina che fa diventare il vostro vecchio smartphone una stampante 3D;
BigBox, una stampante 3D con volume di stampa pari a 300mm x 200mm x 280mm e prezzo sotto i 1000$;
BigRep One v3, per il suo volume di stampa molto, molto grande, pari a 1100 x 980 x 1050 mm;
Carbon3D, per la sua tecnologia innovativa e la qualità dei pezzi che può produrre.

Ci si risente con l'anno nuovo, magari per parlare delle novità in mostra al CES di Las Vegas. Buon inizio 2016!

stampa3D

Le migliori stampanti 3D del 2015

Pubblicato da stampa3D, in Novità,

Il 2015 è stato l'anno di consolidamento per il settore della stampa 3D. Il mercato ha subito un leggero appiattimento rispetto alle grandi aspettative dell'anno precedente - non che non ce lo aspettassimo, anzi! - e questo ha reso ancora più competitivo l'ambiente, mettendo in risalto le reali necessità del mercato e i prodotti che convincono maggiormente.

Eccoci quindi a tirare le somme di quello che abbiamo visto in questo 2015 tra test ed eventi fieristici. Abbiamo selezionato per voi quelle che secondo noi sono le 5 stampanti 3D che, nell'anno 2015, hanno reso più interessante lo sviluppo del settore, tenendo conto di tutte le sfaccettature che l'ambiente ha preso - open-source, low-cost, professionale, sperimentale, ecc. Gli aspetti che abbiamo tenuto in considerazione sono i seguenti:



caratteristiche tecniche;
prezzo;
qualità di stampa;
interesse dimostrato dalla community del nostro forum;
plus rispetto ai concorrenti;
miglior offerta per il target di utenza.

Ecco quindi la nostra lista delle migliori stampanti 3D del 2015. Avete domande, dubbi, o semplicemente volete dire la vostra? Iscrivetevi al forum, la nostra community sarà felice di rispondervi!


LE MIGLIORI STAMPANTI 3D DEL 2015 SECONDO STAMPA 3D FORUM

DELTA WASP 2040 con LDM EXTRUDER

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Quello che ci piace di WASP è l'interesse per i materiali poco convenzionali. Per questo motivo, oltre alla DeltaWASP 2040, in questa classifica vi segnaliamo il modulo LDM Extruder, un blocco estrusore dedicato ai materiali a bassa densità. Con il suo volume di stampa di 200 mm di diametro x 400 mm di altezza e una definizione tra i 50 e i 300 micron, la Delta 2040 permette di stampare filamenti plastici e materiali come argilla e porcellana, semplicemente andando a sostituire il blocco estrusore.


PRUSA I3 STEEL

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Una delle stampanti 3D più economiche e conosciute, adorata da chi proviene dal mondo open-source, è stata rivisitata e migliorata. La Prusa I3 Steel ha una struttura in metallo che la rende molto più rigida e stabile, oltre a favorirne l'assemblaggio durante la costruzione del kit. Tra tutti gli upgrade avvenuti al modello I3, siamo convinti che questo sia uno di quelli più importanti di sempre. Il cuore della macchina rimane sempre lo stesso: un puro open-source aperto a qualsiasi modifica e materiale di stampa.


ULTIMAKER 2 EXTENDED

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Presentata al CES di Las Vegas 2015, possiamo affermare che, a distanza di 12 mesi, la Ultimaker 2 Extended si sia affermata con una delle macchine più apprezzate di sempre. Proseguendo sulla strada ormai spianata dal modello precedente, questa stampante 3D piace molto per la qualità dei materiali con cui è assemblata e per le prestazioni durante la stampa. Il volume di stampa di 223 x 223 x 305 mm è molto generoso rispetto la media delle stampanti 3D sul mercato. Può raggiungere velocità massime vicine ai 300 mm/s, l'estrusore arriva a 260°, mentre il piatto riesce a toccare i 100°C. La community online a livello europeo è molto sviluppata e offre ottime opportunità di supporto.


ZORTRAX M200

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Volume di stampa di 200 x 200 x 180 mm, autocalibrazione del piatto di stampa, risoluzione dai 90 ai 400 micron, materiali e software dedicati. Sono queste le caratteristiche della Zortrax M200 e, stando a quello che abbiamo visto - e ai numerosi pareri positivi che abbiamo ricevuto - tutto funziona alla perfezione. L'utilizzo di materiali e sistemi fatti su misura permettono a questa stampante 3D di raggiungere qualità di stampa notevoli, al punto da essere diventata una tra le più apprezzate in Europa.


FORMLABS FORM 2

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Abbiamo potuto vederla in funzione al TCT di Birmingham e presenta diversi miglioramenti rispetto al modello precedente, tra i quali annoveriamo il meccanismo di rimescolamento della resina durante la stampa, un volume di stampa leggermente più grande rispetto i modelli precedenti - 145 x 145 x 175 mm - e un laser più potente. Se la Form 1+ è stata una delle stampanti 3D SLA più desiderate nel 2015, la Form 2 prenderà il suo posto nel 2016. Da non sottovalutare è anche la disponibilità di resine che Formlabs sta man mano introducendo sul mercato. Notevoli.

Ryka Tempesta
La stampante 3D della danese Blueprinter incuriosice i visitatori del 3DPrint Hub di Milano per basso costo a prestazioni elevate. La tecnologia utilizzata SHS è nota alle cronache da svariato tempo, infatti è stata lanciata all'Euromold di Francoforte nel 2011.


Blueprinter e il metodo SHS

Il metodo SHS (Selective Heat Sintering) sfrutta i principi SLS delle stampanti 3D. Il laser nel processo SHS è sostituito da una testina di stampa termica simile a quella utilizzata dai registratori di cassa per stampare gli scontrini su carta termica. La materia prima è composta da una polvere plastica monocromatica, che viene sintetizzata tramite il calore producendo effetti di altissimo livello. Tanta precisione va a scapito della velocità di stampa. La scelta dei materiali utilizzabili non è ampia come per altre tecnologie, ma a suo vantaggio si può sottolineare che la polvere residua può esser integralmente riutilizzata, il prodotto stampato non necessita di alcun materiale di supporto essendo generato in un letto di materiale.

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La Stampante Blueprinter produce oggetti dalla superficie porosa, trattabili successivamente con resine, il volume di stampa è di 160x200x140 mm XYZ e può esser facilmente pulito tramite un kit fornito al momento dell'acquisto. Fattore interessante e non ultimo il prezzo: 23000€.

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stampa3D
In tutte le competizioni arriva il momento di applaudire gli sconfitti e di donare ai vincitori il simbolo stesso della gara: il premio. Anche in questo caso, come in tutti i progetti su commissione, l'oggetto deve rappresentare fedelmente le caratteristiche che gli organizzatori dell’evento ritengono fondamentali, oltre ad essere esteticamente appariscente e dettagliato. E' proprio per mostrarvi questo processo - creativo e professionale - che oggi vi presento il progetto prodotto da ​2be3D​, studio di stampa 3D e prototipazione rapida con sede a Roma, per il festival di cortometraggi Roma Creative Contest 2015.



2be3D - La progettazione del premio




Il Roma Creative Contest è un evento annuale dedicato al cinema indipendente e alle produzioni di giovani video makers. Organizzato e promosso da uno staff under 30, l'obiettivo del concorso è quello di dare la possibilità a chiunque abbia talento di godere di una visibilità internazionale, mantenendo uno stile giovanile e irriverente. E' proprio questa l'essenza che 2be3D doveva cercare di riproporre in chiave diversa, stampandola in 3D.

http://www.stampa3d-forum.it/wp-content/uploads/2015/11/2be3D_04.jpg Nel video teaser realizzato durante le fasi della lavorazione - e che trovate in alto come anteprima o a - è possibile capire come si è suddiviso l’intero procedimento di realizzazione, dalla creazione del modello 3D fino alla sua realizzazione in stampa 3D e al seguente trattamento di post-produzione.

Nella fase di ideazione e costruzione del modello 3D sul software, i ragazzi di 2be3D si sono concentrati nel rispettare i tratti e le linee guida che il committente aveva fornito, dando forma a un file che sia stampabile con il livello massimo di dettaglio. A seconda delle caratteristiche dell'oggetto in esame l'approccio alla modellazione può avvenire con diverse tipologie di modellazione tridimensionale - per approfondire questo tema vi rimango alla nostra guida ai software di modellazione 3D.
http://www.stampa3d-forum.it/wp-content/uploads/2015/11/romacc_instagram.jpg Una volta concordate tutte le specifiche del modello, si passa alla sua ottimizzazione in termini di resa estetica e si vanno a sistemare tutte le possibili eventuali criticità, in modo tale da giungere ad un modello che renda il massimo della qualità.

Arrivati a questo punto non resta altro che dare vita a quello che fino ad ora non è stato altri che un’insieme di coordinate e punti in uno spazio virtuale: è il momento di lanciare la stampa 3D.
http://www.stampa3d-forum.it/wp-content/uploads/2015/11/2be3D_01.jpg La stampante 3D utilizzata da 2be3D per questa lavorazione è la 3D Systems Projet 660C, una top di gamma nella famiglia delle stampanti a tecnologia CJP “Color Jet Printing”. Questa tecnologia lavora con un materiale polveroso di nome “Sandstone”, comunemente chiamato “polvere di gesso”, il quale viene, strato dopo strato, incollato e colorato solo nella sua sezione più esterna.

Questa tecnologia ha inoltre due ulteriori vantaggi: colora direttamente in fase di costruzione il modello, con oltre 6 milioni di tonalità differenti, e non ha limiti di costruzione in quanto l’oggetto è sempre supportato dalla polvere in eccesso che non costituisce parte di esso.

Tutto questo si traduce in grande dettaglio (0,1 mm) su tutti e tre gli assi di costruzione X Y Z, sia superficiale che di texture, e tempi di realizzazione molto bassi. Infatti la CJP è anche una delle tecnologie di produzione additiva con maggiore velocità sull’asse Z (circa 30 mm/ora) e la stampante stessa è predisposta di spazio apposito per la pulizia e la post-produzione del pezzo a fine stampa.

http://www.stampa3d-forum.it/wp-content/uploads/2015/11/2be3D_03.jpg

L'oggetto ottenuto dopo circa 4 ore di stampa, qualche passaggio di finitura e controllo qualità, è il risultato di tutta una serie di processi che, se gestiti professionalmente, si traducono nella coesistenza di design e originalità. Ed è proprio questo il risultato che in 2be3D sono riusciti a ottenere, racchiudendo il messaggio personalizzato in base allo stile che il committente aveva richiesto, esaltandolo e facendone percepire i valori al semplice sguardo.
http://www.stampa3d-forum.it/wp-content/uploads/2015/11/2be3D_02.jpgQuello per il Roma Creative Contest 2015 non è il primo premio stampato in 3D da 2be3D, l'azienda aveva già realizzato il premio Broadway Awards 2014 per il Music All Party e gli Apulia Awards 2015 nel pittoresco Castello di Palagianello in Puglia. Insomma, questi ragazzi di Roma non sono nuovi a questo tipo di lavori e, ammettiamolo, sanno come gestirli.

Per conoscere meglio 2be3D, ecco il link al loro sito.
 





Francesco La Trofa
Nel contesto del X Forum Interregionale dei Giovani Imprenditori di Confindustria, avrà luogo "REDIRECT - La nuova direzione del Made in Italy nell'era Digitale".

Tra i diversi eventi in programma, Il 20 novembre, presso il Palazzo dei Capitani di Ascoli Piceno è previsto un workshop interamente dedicato alla stampa 3D, in particolare per quanto concerne gli aspetti professionali.

Un numero sempre più crescente di imprese approda al mondo del 3D utilizzandolo come una valida strategia competitiva. Il processo d’innovazione diventa un asset di vitale importanza per le performance e la sopravvivenza delle aziende.

PROGRAMMA WORKSHOP "STAMPA 3D"
Venerdi 20 novembre 2015

Ore 16.30 - Porte aperte all’innovazione: esposizione e dimostrazione live di stampanti 3D
Ore 17.30 - Workshop: Stampa e prototipazione 3D

RELATORI DEL WORKSHOP

17.30 – 18.00 JACOPO D’AURI: Retail & System Marketing Olivetti
18.00 – 18.30 ALBERTO BARBERIS: Co-Founder, CMO Protocube Srl
18.30 – 18.45 EMIDIA DI SABATINO: Studio Luppi & Crugnola
18.45 – 19.30 KELLY ANGOOD: UK Design, Tech & Hardware Indiegogo (E’ prevista la traduzione simultanea).

Olivetti fa il proprio esordio nel mondo della stampa 3D con la nuova Olivetti 3D-S2 - di cui vi abbiamo parlato anche in questo contenuto. Jacopo D'Auri presenterà la nuova stampante 3D specificamente progettata per le piccole e medie imprese impegnate nel processo di trasformazione digitale.

http://www.stampa3d-forum.it/wp-content/uploads/2015/11/Olivetti-3D-S2-.jpg

Protocube da dieci anni opera nell'ambito delle tecnologie 3D e dell'innovazione al servizio delle imprese. Alberto Barberis presenterà alcune case study, dimostrando come il passaggio a soluzioni digitali ha contribuito a ristrutturare i processi aziendali di realtà importanti, che sono state in grado di trovare la via verso il successo.

http://www.stampa3d-forum.it/wp-content/uploads/2015/11/Lexus-Design-Amazing-by-Fabio-Novembre-protocube.jpg

L'innovazione, per definizione, introduce novità, con tutte le implicazioni del caso. A livello legale, come ci si deve comportare per tutelare i propri progetti? Quali sono gli aspetti fondamentali relativi alle questioni di diritto d'autore e proprietà industriale? Emidia di Sabatino, dello Studio Luppi & Crugnola cercherà di rispondere a queste ricorrenti dubbi, che coinvolgono chiunque si ritrovi a confrontarsi con un quadro in perenne evoluzione.

Indiegogo è la principale piattaforma di crowfunding al mondo. Grazie a Indiegogo un'idea può diventare realtà. Kelly Angood analizzerà i principali fattori da tenere in considerazione per riuscire con successo a trovare i fondi necessari per finanziare le proprie startup, con particolare attenzione per le soluzioni innovative tecnologiche.

Per informazioni e prenotazioni - http://redirectitaly.it/

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