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Le migliori guide alla stampa 3D, curate dalla redazione di Stampa 3D forum. Guide all'acquisto, guide all'uso, consigli pratici e molto altro.
Open BioMedical Initiative
La possibilità di creare neotessuti rapidamente e su misura grazie alle biostampanti 3D apre le porte a una visione nuova del corpo umano. Nel recente James Dyson Award, concorso internazionale di progettazione ingegneristica, il primo premio è andato al progetto di due ricercatori dell'Università di Toronto, Arianna McAllister e Lian Lung, la cui ricerca ha portato alla realizzazione di una biostampante, la PrintAlive 3D, capace di stampare pelle artificiale.

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Similmente alle stampanti FDM, la Print Alive 3D depone mediante un estrusore strati sovrapposti di materiale, consistente in questo caso in un idrogel formato da un biopolimero in cui sono immersi cheratinociti (tra i principali costituenti cellulari della pelle) e fibroblasti (cellule fondamentali durante la guarigione delle ferite), che dal gel traggono sostegno, nutrimento e le condizioni adeguate per la vitalità del tessuto. La caratteristica particolare della biostampante di Toronto è la capacità di stampare la pelle artificiale senza però distribuire le cellule in modo omogeneo in tutto il tessuto. In natura, infatti, le cellule della pelle non sono distribuite uniformememente entro il suo spessore, ma i diversi tipi cellulari si organizzano in strati distinti per spessore e soprattutto funzione. Questa complessità strutturale viene spesso troppo semplificata dalle biostampanti in commercio, realizzando così dei tessuti funzionalmente approssimativi. La PrintAlive 3D, invece, utilizzando microcapillari distinti per i cheratinociti e i fibroblasti, è capace di depositare ciascun tipo cellulare separatamente in modo da mimare la naturale disposizione e funzione di epidermide e derma.

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Lo stesso idrogel viene opportunamente modificato nella sua composizione per soddisfare al meglio le necessità delle due tipologie di cellule. L'utilizzo di un numero minore ma fisiologicamente più efficace di cellule porta anche a un risparmio economico non indifferente, ulteriore dimostrazione di come la stampa 3D sia una tecnologia innovativa e allo stesso tempo sostenibile.

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La pelle così creata può essere una soluzione perfetta nei trapianti come nel caso di emergenze che interessano pazienti con ustioni. Rispetto alla pelle artificiale normalmente utilizzata, la biostampa descritta offre una quantità di tessuto prodotto maggiore in tempi molto ridotti. La tempestività nei trapianti di pelle è un aspetto di vitale importanza, soprattutto negli ustionati la cui sopravvivenza dipende da quanto tempo si impiega per stabilizzare e coprire le ustioni e progetti come la PrintAlive 3D offrono una potenziale soluzione per queste emergenze. La neo-pelle inoltre abbasserebbe il rischio di infezioni e persino di rigetto da parte del paziente in quanto il tessuto stampato potrebbe essere altamente personalizzato e adattato alle necessità fisiologiche del ricevente.

Allo stato attuale, la PrintALive viene testata su modelli di topo e i risultati sono più che incoraggianti. Fatto è che il modello presentato rappresenta un'innegabile sviluppo della biostampa come tale, introducendo un maggiore controllo dell'architettura biologica realizzata e permettendo di ridurre sempre di più il gap tra la naturale complessità biologica e quella dei tessuti artificiali.

Valentino Megale 

Tania182
Prendete tutto quello che conoscete sulla stampa 3D e unitelo a quello di cui vi intendete sulla moda: qui è dove si trova Bradley Rothenberg. Egli, architetto originario della Grande Mela, ha partecipato alla scorsa edizione della New York Fashion Week con due stiliste, Latie Gallagher e Katya Lenovich.

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Rothenberg aveva già collaborato nel novembre dello scorso anno con il brand Victoria’s Secret per la collezione invernale. Lì, però, le sue creazioni in 3D avevano avuto uno scopo di puro abbellimento, mentre quest’anno, oltre agli accessori, propone dei vestiti stampati in 3D del tutto indossabili, che hanno la capacità di non bloccare i movimenti e che non creano irritazione.

Il termine “tessuto” risulta però non del tutto appropriato, in quanto, anche se gli oggetti da lui realizzati si comportano in modo molto simile al tessuto, sono in realtà realizzati con materiali che non ci si sognerebbe mai di usare normalmente per creare vestiti. Il fatto che abbia trasformato materiali come l’elastomero termoplastico e il poliuretano termoplastico in capi indossabili è sorprendente, ma forse lo è ancora di più il modo in cui lo ha fatto: i tessuti sono un intreccio di fili stampati in 3D, che formano quella che sembra a tutti gli effetti una rete metallica. Questa rete può possedere varie configurazioni, dimensioni e forme, permettendo al tessuto di muoversi liberamente assieme al corpo.

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I capi stampati in 3D sono stati esibiti durante la Fashion Week dalle due stiliste, creando grande scalpore. Entrambe hanno utilizzato abiti completamente indossabili e anche vari accessori e dettagli per valorizzare altri vestiti.

Naturalmente questi abiti sono ancora nella fase di prototipo e Rothenberg sta studiando varie tipologie di materiali, testandone varie proprietà come l’opacità, la flessibilità e l’allungamento. Sta anche lavorando a un fattore importante, che sicuramente ci aspettiamo, determinerà il futuro della moda: lo sviluppo di un metodo per creare tessuti personalizzati, capaci di crescere attorno ad una specifica forma, come per esempio il corpo di una persona. Chi ha bisogno di un sarto quando i tuoi vestiti possono essere letteralmente stampati secondo l’esatta forma del tuo corpo?

Anche il mondo della moda sta per essere rivoluzionato della stampa 3D.

Per saperne di più, visionate il sito web di Bradley Rothenberg.

Open BioMedical Initiative
Nel mondo ci sono circa 346 milioni di persone accomunate da un problema che ha cambiato la loro vita per sempre: il diabete. Neuropatia periferica e danni vascolari sono i sintomi del peggioramento della malattia a cui possono seguire cecità e amputazione degli arti inferiori. Nell’ultimo decennio la malattia sta crescendo nel mondo a ritmi quasi esponenziali così come i costi economici e sociali ad essa legati. Cosa fare di fronte a questa vera e propria pandemia? Prima di tutto prevenire e informare la popolazione per renderla maggiormente cosciente di questa patologia. In questa ottica, per meglio descrivere i meccanismi della malattia, è stata avviata la campagna RocketHub che, tra i tanti modelli di “Protein Action Figures”(definizione di Wired UK), stampa in 3D kit didattici di due molecole di emoglobina, una normale, l’emoglobina ossigenata (Hb), e l’altra glicata A1c (HbA1c), modelli realizzati a partire dalla cristallografia a raggi X delle molecole reali.

Il confronto tra i due modelli fornisce una metafora visiva immediata del metabolismo normale del glucosio nel sangue e quello incontrollato causato dal diabete: ciò consente ai medici di mostrare ai pazienti l'impatto della malattia e di far loro affrontare le terapie in modo più efficiente e comprensibile.

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Purtroppo sappiamo bene che prevenire non e’ sufficiente, il passo successivo è un'efficace terapia farmacologica e anche in questo ambito la stampa 3D fa la sua parte. I ricercatori dell’Università di Copenhagen, infatti, hanno escogitato un nuovo metodo di coltura cellulare 3D che permette alle cellule pancreatiche di crescere in un ambiente tridimensionale favorendone la proliferazione, osservabile al microscopio in pittoresche strutture ad albero.

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Il metodo innovativo di questa ricerca ha un grande potenziale e si spera porti alla creazione di mini-pancreas umani su cui effettuare test farmacologici senza sperimentazione su animali.

Ma c’è di più! Il dottor IbrahimOzbolat, professore di ingegneria presso l'Università dell’ Iowa, sembra avere una visione molto chiara e quasi futuristica dei prossimi usi della stampa tridimensionale di organi umani grazie alla biostampa 3D.


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Ozbolat sta attualmente lavorando sulla stampa 3D di un simil-pancreas da trapiantare in un paziente affetto da diabete di tipo 1 per aiutarlo a regolare i livelli di glucosio.

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Invece di trattare il diabete con farmaci, si immagina un futuro in cui questi pazienti avranno semplicemente un organo stampato per curare la loro malattia, un organo bioprinted progettato con cellule geneticamente modificate per migliorarne la funzionalità all'interno del corpo.

Per le persone già malate invece o che hanno addirittura dovuto subire l'amputazione di arti, la stampa 3D già oggi riesce a farci avere protesi che assomigliano all’arto o alla parte mancante originale (è recente la notizia di impianto di una protesi di cranio stampata in 3D). La ricerca sta permettendo di creare rivestimenti protesici che si conformano perfettamente agli arti dei pazienti accrescendone la soddisfazione e migliorandone la qualità della vita.

Probabilmente ci vorrà ancora qualche anno prima di vedere organi bioprinted che possano essere direttamente trapiantati su un essere umano, tuttavia quel giorno non è così lontano, visto che le stampanti 3D sono già in grado di stampare cellule e parti del corpo, direttamente su una cavia. Per curarsi basterà avere in casa una stampante 3D? Chissà... forse siamo sulla strada giusta!

Lusiana Pasquini – Open BioMedical Initiative

MbSt
La modellazione di un oggetto, come già anticipato in una nostra guida, rappresenta una parte fondamentale dell'intero processo di stampa 3D. Tuttavia, spesso, è sottovalutata o considerata come qualcosa di estraneo alla produzione dell'oggetto fisico. Per questa ragione abbiamo accolto molto positivamente la scelta di Arturo Tedeschi, architetto e computational designer italiano, di inserire nel suo nuovo libro di modellazione parametrica, "AAD_ Algorithms Aided Design", un intero capitolo dedicato alla digital fabrication.

Definirlo manuale d'uso di Grasshopper sarebbe decisamente riduttivo. "AAD_ Algorithms Aided Design" è un libro che affronta i temi della modellazione generativa e dell'architettura parametrica manifestando, fin da subito, la volontà di non limitarsi alla mera descrizione di un programma, ma cercando di affrontare in maniera trasversale il tema più ampio della definizione della forma attraverso algoritmi. Non bisogna, dunque, identificare un processo parametrico con il mezzo usato per ottenerlo. Nel caso del libro su menzionato, lo strumento scelto è Grasshopper.

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Recensione: AAD_ Algorithms Aided Design

Grasshopper è un plug-in di Rhinoceros che, mediante un'intuitiva interfaccia a nodi, amplifica le possibilità espressive dei designers consentendo, per esempio, di ottenere e controllare forme di estrema complessità, a partire da una sequenza di istruzioni semplici. La prima parte del libro, corrispondente circa ai primi sei capitoli, fornisce delle informazioni analoghe a quelle illustrate in un precedente volume, sempre dello stesso autore, "Architettura Parametrica - Introduzione a Grasshopper". L'analogia è relativa soprattutto all'organizzazione delle informazioni e dei capitoli ed in parte ai contenuti che, in "AAD_ Algorithms Aided Design", sono trattati in maniera molto più approfondita. Nella prima parte sono analizzate interfaccia, operazioni base, gestione dei dati, analisi di curve e superfici, trasformazioni, approssimazioni e suddivisioni attraverso il menù di componenti WeaverBird. A partire da questo punto in poi, a mio parere, si riscontra il vero salto di qualità rispetto al precedente volume. Si affrontano tematiche nuove quali simulazioni fisiche, frattali, analisi ambientali, ottimizzazioni topologiche e formali indroducendo, al contempo, ulteriori plug-in di Grasshopper, Kangaroo, HoopSnake, GECO, Galapagos e Millipede. Inoltre si riscontrano con frequenza casi studio reali ed interventi di autorevoli architetti e designers che, per ciascuna tematica, forniscono ulteriori spunti di riflessione. Da segnalare l'ottima qualità a livello grafico del volume, con moltissime immagini a colori e la presenza di QR code che indirizzano l'utente a contenuti aggiuntivi, in genere esercizi pratici. Il libro è scritto interamente in inglese, a mio parere scelta opportuna considerando che la maggior parte delle informazioni attualmente reperibili su Grasshopper e sulle strategie parametriche è in inglese. Sono scettica, invece, sulla scelta della visualizzazione dei componenti per nome; a mio parere la visualizzazione ad icone è più immediata e facile da comprendere.

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Come anticipato, nel libro "AAD_ Algorithms Aided Design" si dedica un capitolo intero al tema della fabbricazione digitale. In particolare si parte da una panoramica generale sulle diverse tipologie di tecniche, analizzando sia quelle sottrattive e di taglio bidimensionale che quelle additive di stampa 3D. Per ogni caso sono forniti esempi di oggetti o installazioni realizzati fisicamente. Successivamente si introducono delle "buone norme" di modellazione degli oggetti destinati alla stampa 3D, corredate da un esercizio di modellazione di un vaso. Per par condicio si illustra anche un esercizio in cui la fabbricazione digitale è fatta adoperando metodi di taglio bidimensionale, in particolare quando le dimensioni dell'oggetto da realizzare superano quelle consentite dai metodi additivi (ma non solo). A conclusione del capitolo vi è un interessante intervento, "Over the material, Past the Digital: Back to Cities", dell'ingegnere Stefano Andreani.

Per concludere, riportiamo alcune domande poste all'autore che ringraziamo per la collaborazione.


Intervista ad Arturo Tedeschi

S3DF - Rhinoceros è largamente conosciuto ed adoperato come modellatore tradizionale tuttavia, in combinazione con il plug-in Grasshopper, le possibilità formali offerte all'utente si moltiplicano. Ci può spiegare in che modo? Che differenza c'è tra modellazione generativa e modellazione tradizionale?

AT - Nella modellazione tradizionale utilizziamo il mouse come estensione virtuale della nostra mano all'interno del computer, plasmando la "materia digitale" con una gestualità tipica dell'interazione diretta uomo-oggetto. Se da un lato questo approccio facilita l'apprendimento e rende del tutto istintivo l'utilizzo di tali software, dall'altro, si tratta di una tecnica che eredita tutti i limiti della manipolazione tradizionale. Pertanto, una forma complessa potrà essere ottenuta solo sviluppando una grande capacità manuale e non sarà possibile creare relazioni associative tra le parti di un modello, come la possibilità di alterare la forma generale modificando esclusivamente alcuni dettagli o parametri.

Nella modellazione generativa (io preferisco definirla modellazione algoritmica) l'utente ha la possibilità di creare oggetti tridimensionali attraverso la descrizione del sistema di relazioni alla base di una qualsiasi geometria tridimensionale. Tale descrizione avviene mediante lo sviluppo di un diagramma a nodi (algoritmo visuale) all'interno di specifici editor che operano in parallelo al software di modellazione (l'editor Grasshopper lavora in parallelo al modellatore Rhino). In altri termini, il diagramma dà istruzioni a Rhino affinché generi la forma. Pertanto, non esiste più alcuna manipolazione di oggetti, ma esclusivamente una manipolazione di dati. L'algoritmo visuale è basato su informazioni di natura geometrica, matematica e logica. Per fare un esempio, ciò che in un modellatore tradizionale è lo spostamento di un oggetto, in Grasshopper diventa la descrizione di una traslazione eseguita in accordo ad un vettore con direzione, verso e modulo specifici. Dunque, se lo spostamento di una geometria in Rhino potrebbe apparire come operazione istintiva, il controllo offerto da Grasshopper risulta infinitamente più grande: le succitata direzione, il verso e modulo potranno essere modificati e riconfigurati rapidamente ed eventualmente collegati ad altri parametri del modello tridimensionale.

S3DF - Fin ora non ho mai riscontrato, in nessun manuale di modellazione, parti o capitoli dedicati alla fabbricazione digitale. Fa eccezione il suo libro precedente "Architettura Parametrica – Introduzione a Grasshopper " che ne parla ma in maniera molto timida rispetto al nuovo "AAD_Algorithms Aided Design". Come mai ha deciso di dedicare così ampio spazio a questo tema nel suo nuovo libro? In che modo la modellazione parametrica può interagire con la fabbricazione digitale?

AT - Relativamente al libro precedente, lo spazio dedicato alla fabbricazione digitale deve essere rapportato alla dimensione complessiva dell'opera e all'anno di pubblicazione (2010). In quel periodo la stampa tridimensionale non godeva dell'appeal mediatico attuale ed i FabLab italiani non erano ancora nati. Pertanto, nel nuovo libro e nell'ambito di uno scenario mutato, abbiamo naturalmente ampliato i contenuti, cercando di presentare le tecniche e le tecnologie oggi disponibili. Lo abbiamo fatto ponendoci dal punto di vista del designer che, attraverso la fabbricazione digitale, può esplorare nuove direzioni progettuali. La modellazione parametrica è basata sulla possibilità di riconfigurare rapidamente modelli tridimensionali molto complessi, con una velocità e controllo senza precedenti. Questo aspetto influenza indirettamente, ma radicalmente il processo di fabbricazione digitale sia da un punto di vista operativo (le modifiche ad un modello non sono più "onerose" e richiedono tempi pressoché istantanei) che di esplorazione formale (la scomposizione degli oggetti da fabbricare è completamente delegata al computer). Molto interessante, inoltre, il processo di ottimizzazione topologica che è basato su algoritmi in grado di individuare e rimuovere il materiale ridondante (in termini di resistenza statica) da geometrie tridimensionali. Le forme ottimizzate generate da questo processo raggiungono un livello di complessità tale da imporre la fabbricazione mediante tecniche additive.

S3DF - A volte si ritiene, erroneamente, che la qualità finale di un oggetto, realizzato mediante le tecniche di prototipazione rapida, dipenda esclusivamente dalle prestazioni e dalle caratteristiche della stampante 3D adoperata. Nel suo libro, in particolare nel capitolo "digital fabrication", si dedica ampio spazio al tema della corretta modellazione di oggetti destinati alla stampa 3D. Relativamente alla sua esperienza, quanto ed in che modo può incidere una modellazione corretta sull'intero processo di stampa 3D?

AT - Le stampanti 3D hanno introdotto un nuovo concetto, ovvero la possibilità di fabbricare oggetti senza la necessità di scomporre gli stessi in componenti più piccoli progettati per un corretto assemblaggio. Questo aspetto ha semplificato la progettazione degli oggetti e spostato, pertanto, l'attenzione dalla modellazione all'hardware. Al contrario, sappiamo bene che i modelli tridimensionali devono rispettare caratteristiche precise affinché possano essere correttamente stampati. Dunque, una maggiore consapevolezza nella costruzione delle geometrie, affiancata dalla conoscenza delle caratteristiche della specifica tecnica di stampa e del materiale impiegato, rappresentano una condizione necessaria per controllare l'intero processo di stampa.    

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S3DF - In collaborazione con Maurizio Degni ed Alessio Spinelli ha realizzato le NU:S parametric shoes mediante la sinterizzazione laser di polveri di nylon. Si tratta di un modello dalle geometrie molto complesse, fabbricato, tuttavia, in maniera accurata ed in tempi molto rapidi. Secondo lei, la chiave di lettura della cosiddetta "terza rivoluzione industriale" sta nel passaggio diretto dall’idea del designer all’oggetto reale?

AT - Stanno cambiando le tecniche di fabbricazione e, come dicevamo, ciò sta avendo conseguenze evidenti sulla definizione degli oggetti e sulla semplificazione della fase di concept. Parallelamente, la ricerca sul software sta sperimentando nuove interfacce e nuove tecniche di interazione tra utente e computer. Consapevolmente o meno, il mondo della fabbricazione e quello della modellazione viaggiano verso una meta condivisa, dove il passaggio diretta dall'idea all'oggetto reale sia effettivamente possibile e rapido.

S3DF - Dal 2012 è co-director del AA Rome Visiting School per la Architectural Association School di Londra. Sebbene in Italia l'interesse verso i processi di fabbricazione digitale e di modellazione parametrica sia in forte crescita, pare che, soprattutto in ambito universitario, domini ancora un approccio troppo conservativo. Qual'è la sua opinione a riguardo?

AT - L'approccio conservativo sopravvive ed esiste, in parallelo, un interesse per i nuovi paradigmi che resta confinato ad episodi formativi estemporanei o ad attività secondarie. Non bisogna tuttavia dimenticare che non si tratta di sostituire vecchi modelli con nuovi, ma di favorirne l'integrazione. Le tecniche digitali, da sole, non bastano. Oggi occorre proporre un approccio sistemico in grado di trasmettere conoscenza e stimolare creatività attraverso il ricorso a strumenti innovativi. A mio avviso la logica algoritmica (che alla base della mia nuova pubblicazione) appare come insegnamento fondamentale, soprattutto se intesa come linguaggio condiviso per un dialogo concreto tra diverse discipline: geometria, rappresentazione, statica, ambiente.

Il libro è disponibile su amazon al prezzo di 39,87 euro, mentre se volete maggiori informazioni vi invitiamo a consultare il sito web ufficiale dell'autore: Arturo Tedeschi.

MbSt
In occasione della conferenza annuale dell'ACADIA (Association for Computer Aided Design in Architecture), tenutasi quest'anno a Los Angeles, dal 23 al 25 Ottobre, Stratasys, leader mondiale in ambito 3D printing, ha esplicitato le potenzialità delle proprie stampanti 3D multi-materiale, producendo oggetti di arredamento ed accessori per la moda in collaborazione con architetti e designers di fama internazionale.

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La nuova tecnologia PolyJet di stampa a larga scala e multi-materiale brevettata da Stratasys ha amplificato le possibilità espressive dei designers, ottimizzando, per esempio, il rapporto forma/performance degli oggetti prodotti. La sedia progettata da Zaha Hadid Architects, immagine in alto, è stata pensata per essere leggera ma al contempo resistente e ciò è reso possibile, oltre che dalla geometria dell'oggetto, anche dalle densità del materiale, diversificate in funzione delle necessità strutturali di ciascuna parte della sedia; le venature blu corrispondono alle zone più dense ed in cui è richiesta una resistenza maggiore.

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Un discorso analogo può esser fatto per la "Durotaxis Chair" di Alvin Huang, immagine in alto, che sfrutta la proprietà della tecnologia PolyJet di poter stampare in gradienti di dimensione, densità, colore e rigidezza.

[pull_quote_center]In some parts my chair is thicker and more rigid, but thinner and softer where it needs to be; this makes for an optimal relationship between form and performance. Without multi-material 3D printing, the gradient distribution of material properties and performance would be impossible.[/pull_quote_center]

Le "Molecule shoe" di Francis Bitonti, immagine in fondo, sono state concepite mediante un modello matematico che fa si che unità elementari possano creare geometrie molto complesse quando interagiscono tra di loro.

[pull_quote_center]For me, using 3D printing in my work is not a choice, it is part of a design philosophy that is emerging as a new industrial revolution.[/pull_quote_center]

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Sempre per l' ACADIA, l'architetto Jenny Wu realizza una serie di collane ed anelli ispirati a geometrie complesse ed elementi intricati evidenziando come, le nuove tecnologie di stampa 3D multi-materiale, consentano, in aggiunta, di colmare il gap tra " rapid prototyping" e "rapid manufacturing".

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La tecnologia PolyJet

La stampante 3D PolyJet deposita e immediatamente polimerizza, mediante raggi UV, minuscole gocce di fotopolimeri liquidi. Strati sottili, fino a 16 micron, si accumulano, l'uno sopra l’altro, creando un modello o un pezzo tridimensionale molto preciso, con un’accuratezza che può arrivare fino a 0,1 mm per superfici lisce, pareti sottili e geometrie complesse. Nel caso in cui il modello di partenza presenti sporgenze o forme che richiedano un sostegno, la stampante 3D deposita un materiale di supporto facilmente rimovibile a mano, dalla conistenza simile a un gel. Dopo il processo di stampa, gli oggetti non necessitano di nessun trattamento di finitura e sono immediatamente pronti per l'uso.

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Tra i vantaggi offerti da una tecnologia di questo tipo vi è sicuramente la possibilità di creare oggetti molto precisi, capaci di rendere perfettamente l’estetica del prodotto finale, data la possibilità di integrare in un unico oggetto, materiali diversi, nonchè colori diversi. In particolare, le stampanti della serie Objet Connex, ovvero quelle adoperate dai designers di cui sopra, sono dotate di un sistema a triplo getto e quindi non solo consentono di realizzare oggetti costituiti da materiali diversi ma permettono, di volta in volta, di creare dei compositi ad hoc, detti "materiali digitali", mescolando tra loro due o tre resine di base, in configurazioni predefinite. Ogni singolo prototipo può contenere fino ad 82 diverse proprietà del materiale, tutte create in un’unica sessione di stampa. Un'altro vantaggio delle stampanti PolyJet serie Objet Connex è quello di poter di stampare oggetti di dimensioni rilevanti in scala 1:1 (volume di stampa di circa 500 x 400 x 200mm per le Objet500 e di 1000 x 800 x 500mm circa per le Objet1000).

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stampa3D

[Reportage] 3DPrint Hub Bologna

Pubblicato da stampa3D, in Eventi,

Molti di voi ricorderanno il nostro reportage del 3DPrint Hub di Parma. La fiera si è svolta nel mese di marzo e noi di Stampa 3D forum eravamo andati a visitare questo nuovo evento dedicato alla stampa 3D, il quale sta facendo diverse tappe in tutta Italia per poi terminare nel  2015 a Milano. Nella seconda tappa del suo roadshow a Bologna, abbiamo avuto l'onore di partecipare attivamente all'evento facendo parte dello spazio Coworking&Training della fiera in compagnia dei ragazzi di Officina ON/OFF di Parma. Mentre a Parma il 3DPrint Hub era abbinato al Mecspe (fiera della manifattura), a Bologna ci siamo ritrovati nel bel mezzo dell'Exposanità, la fiera più importante a livello nazionale dedicata al settore biomedicale.

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Tra gli espositori della fiera abbiamo trovato Sharebot, WASP, Gimax 3D e una new entry: Btek, la quale ha presentato Strato, la sua stampante 3D. Oltre a loro sono stati presenti i ragazzi di 3D-PR, 3DArcheoLab, il laboratorio CompMech dell'Università di Pavia e, anche se non fisicamente, il Dott. Nicola Bizzotto, il quale ci ha affidato i suoi bellissimi modelli da posizionare nell'area museale della fiera.


Nell'area Coworking&Training se ne sono viste delle belle! I ragazzi di 3D-PR hanno messo in funzione la loro stampante iniziando a produrre modelli in altissima definizione dimostrando che, sapendoci mettere le mani (e loro ci sanno fare!), anche una stampante fatta in casa può raggiungere livelli qualitativi notevoli. Giulio Bignardi di 3D ArcheoLab ha posizionato un monitor verso il pubblico e ha iniziato a spiegare in che modo è possibile fare il rilievo di un oggetto fotografandolo per poi produrne un modello tridimensionale. Il modello 3D può essere stampato, riproducendo l'oggetto originario. Il potenziale? Riproduzione di pezzi archeologici, modelli tattili per non vedenti e laboratori didattici. Officina ON/OFF è stata estremamente disponibile con tutti i visitatori: avevano risposta a qualsiasi domanda sulla stampa 3D, dalle stampanti ai software. Ma c'è di più... nel secondo giorno di fiera è stato messo in mostra un'interessantissimo braccio robotico! Grazie al collegamento wireless con un guanto, il quale integra una serie di sensori di movimento sulle dita, la mano del braccio robotico poteva essere mossa a distanza. Il progetto è di Daniele Caltabiano e di Pietro Dioni, e funziona grazie ad Arduino. Lo ammettiamo: è stato il braccio robotico la star dell'intera fiera! Noi di Stampa 3D forum abbiamo fatto parte di tutto questo: avevamo in funzione una Kentstrapper Galileo e una PowerWASP, con le quali è stato possibile spiegare ai visitatori come funziona una stampante 3D e quali sono le differenze tra le tante stampanti. Oltre a questo, abbiamo messo in mostra il modello della frattura di un polso realmente accaduta, prodotta dal modello di una tac gentilmente donataci dal Dott. Nicola Bizzotto.

 

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Abbiamo citato Nicola Bizzotto e questo è il momento giusto per approfondire il suo lavoro. Medico ortopedico presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria di Verona, il Dott. Bizzotto studia le fratture dei suoi pazienti utilizzando la stampa 3D. Dopo aver rilevato la tac della frattura, viene prodotto un modello tridimensionale al computer, il quale il seguito è elaborato e stampato in 3D. In questo modo il medico può pianificare l'intervento da effettuare sul paziente, oltre che mostrare in modo chiaro al diretto interessato qual'è il suo problema e come va risolto. Oltre alle fratture di ossa, sono stati presentati altri modelli estremamente interessanti: un rene e una parte di cervello, stampati in resina, mostranti entrambi diverse patologie.


 

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 Il laboratorio CompMech (Computational Mechanics and Advanced Materials) del Dipartimento di Ingegneria Cicile e Architettura dell'Università di Pavia ci ha spiegato come, grazie a specifici studi con modelli tridimensionali, è possibile studiare materiali avanzati e il funzionamento biomeccanico degli organi umani. Con questi studi è possibile anche preparare dei modelli numerici, utili per fare indagini sulle patologie. Oltre a questo, il laboratorio offre un servizio di prototipazione rapida producendo modelli con materiali trasparenti, simil polipropilene e ben quattro materiali rigidi opachi.



Passiamo ora a parlarvi delle aziende:




Btek


Btek è un'azienda italiana che lavora nel settore dell'automotive e ha scelto di lanciarsi nel mercato delle stampanti 3D in seguito a una necessità logistica interna: l'azienda stessa necessitava della tecnologia della stampa 3D per produrre i propri pezzi e i propri prototipi. Così è nata Strato, la prima stampante 3D dell'azienda. Strato offre un volume di stampa di 28x17x17 centimetri, per una dimensione totale di 59x33x39 centimetri. L'estrusore raggiunge temperature tra i 180 e i 280 °C con diametro da 0,35 / 0,50 / 0,70 millimetri, il quale permette di stampare strati da 0,1 millimetri. La stampante è conforme alla normativa CE e funziona con un processore a 32bit ARM Cortex-M4 F, motori da 1/32 step, hardware e firmware dedicati.

I prossimi passi di Btek si indirizzeranno verso una macchina di maggiori dimensioni, con un volume di stampa che si aggira intorno ai 40x40x50 centimetri e la possibilità di avere due estrusori. Non è da dimenticare il progetto di uno scanner 3D, oggetto che sarà di enorme interesse nei prossimi mesi quando ne sarà capito l'enorme potenziale.

 

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Gimax 3D


Ci ha stupiti, di nuovo. A Parma avevamo conosciuto le sue macchine, le quali mettono in piena mostra l'elettronica che le fa funzionare, a Bologna abbiamo potuto vedere dei modellini stampati in gomma. Non è stato necessario modificare la stampante e, stando a quanto ci dicono, non ci sono stati problemi: è stato sufficiente capire "come funziona" il materiale per riuscire a stamparlo correttamente. Nelle foto qui sotto potete anche vedere delle piccole forme stampate in gomma e in più colori. Il vecchio metodo per la stampa bicolore, ossia quello del cambio bobina durante la stampa, ha funzionato alla perfezione. Che dire... se la macchina è buona, funziona.

 

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WASP


Le macchine le conosciamo tutti, la PowerWASP è un piccolo grande laboratorio e le Delta si rivelano ogni volta molto interessanti grazie al loro particolare movimento. Però anche per WASP ci sono delle novità, soprattutto dal punto di vista dei progetti paralleli dell'azienda. Uno di questi: la realizzazione di Protesi Cranica personalizzata tramite una stampante 3D medicale dedicata. Il progetto è portato avanti insieme a Promev, azienda leader nella progettazione e realizzazione di protesi craniche su misura. In collaborazione con WASP è stata progettata una stampante 3D dedicata in grado di stampare una protesi cranica in meno di 24 ore con materiali compatibili e impiantabili. La stampante medicale può essere usata anche per realizzare strumenti chirurgici su misura, di qualsiasi forma e dimensione.

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Sharebot


Anche Sharebot e il suo esercito di Kiwi, la mini stampante dedicata al circuito dei FabLab ci ha convinti per la sua versatilità e facilità di costruzione (leggi qui l'articolo su Yatta!). Oltre ad avere in esposizione la Next Generation XXL (molto bella!), una piccola Kiwi customizzata ha attirato la nostra attenzione. Il design esterno della stampantina è stato fatto da MakeInBo (il FabLab di Bologna) e dimostra come sia possibile costruire la propria stampante e poi personalizzarla.

 

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 La prossima tappa del 3DPrint Hub sarà a Bari, dal 27 al 29 novembre, in contemporanea con Proenergy+Expoedil, un evento dedicato ai temi dell'Edilizia, degli Impianti e del Territorio. Durante questo appuntamento verranno presentate le tematiche della stampa 3D con approfondimenti dedicati alle applicazioni in ambito progettuale, architetturale, design, e per i sistemi costruttivi. Forse saremo presenti anche in questa occasione... vedremo!


stampa3D
Come annunciato, venerdì 28 marzo abbiamo visitato la 3DPrint Hub, fiera interamente dedicata alla stampa 3D che culminerà nel 2015 in un grande evento a Milano fiere. Parma è stata la prima tappa del percorso che la fiera farà in Italia nel 2014, passando da Bologna (dal 21 al 24 maggio) a Bari (dal 20 al 22 novembre).

Diverse erano le aziende pronte ad accoglierci e a mostrarci i loro prodotti in azione: WASP, Kentstrapper, Sharebot, gli spagnoli di bq e altre realtà più piccole, come Gimax 3D, SDM 3D e 3D-PR, pronte a mostrare i loro prodotti per inserirsi alla grande nel mercato che tutti conosciamo (e che promette bene).

Pochi giorni prima della fiera, Sharebot aveva presentato il suo nuovo prodotto, Kiwi 3D, stampante che sarà venduta solo tramite il circuito dei FabLab. La stampante si può costruire seguendo le istruzioni del kit pensato per fare “cultura” intorno al mondo della stampa 3D. L'obiettivo del progetto Kiwi-3D è quello di far conoscere a tutti le fasi e i trucchi di montaggio della propria stampante 3D. Piccola e versatile, potrà funzionare un paio d'ore grazie ad una batteria integrata!

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WASP ha messo in mostra le sue stampanti 3D Delta in più dimensioni, oltre che l'ormai conosciuta stampante-fresatrice PowerWASP. Non avevamo mai visto in azione la Delta 4060, la più grande da loro prodotta, e bisogna ammettere che ci ha incantati. Il movimento dei bracci durante la stampa è interessante, oltre che bello da vedere. Ideale per le aziende che intendono sviluppare internamente i loro prodotti, questa stampante di 1960x850x850 mm offre un volume di stampa di 400 mm di diametro e 600 mm di altezza. Notevole. Bella da vedere, può essere messa in mostra all'interno della vostra azienda per fare colpo sui vostri clienti.

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Kenstrapper ha presentato Galileo Smart, la piccola di famiglia. Accessibile, leggera e performante, ci ha colpiti in positivo. Ideale per il grande pubblico per chi non ha grandi pretese, stampa quello che deve facendovi raggiungere velocemente il risultato.

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bq, colosso spagnolo nella produzione di oggetti elettronici, ha presentato Witbox e ci ha convinti. Le dimensioni abbastanza contenute permettono di stampare 20 cm in altezza, con una superficie A4 (29,7x21 cm), rispettando quindi i formati standard UNI. E' la prima volta che vediamo entrare in gioco i formati europei all'interno di una stampante 3D. Il volume totale di stampa è veramente notevole. Pur essendo in attesa di brevetto, l'aspetto sicurezza  non manca: è possibile chiudere a chiave lo sportello di accesso al piano di stampa. Siete un FabLab, necessitate di più stampanti ma non avete spazio? Witbox è impilabile. Potete posizionarne una sopra l'altra per creare una sorta di rete di stampanti. La produzione è propria e avviene completamente in Spagna.

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Costruita in base al progetto RepRap e modificata secondo il pensiero dell'azienda. SDM 3D produce la sua stampante 3D1 in Italia, gestisce direttamente hardware e software e garantisce supporto tecnico per qualsiasi necessità. SDM 3D organizza anche incontri di divulgazione dei propri prodotti, sempre con grande attenzione all'utenza finale.

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Buone dimensioni e qualità tecniche: Gimax 3D offre un processo di stampa rapido e semplice , software intuitivo e Open Source , robustezza e capacità elevate. Disponibile anche con doppio estrusore, dispone un volume di stampa di 300x250x250 mm modificabile su richiesta.

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Se la sono giocata in casa i ragazzi di 3D-PR, i quali hanno messo in mostra la loro stampante 3D dedicata alla prototipazione rapida.

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In fiera erano presenti anche i ragazzi del +LAB, laboratorio del Dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica del Politecnico di Milano. La loro visione converge verso  materiali nuovi, pensati apposta per la stampa 3D, e alla relativa finitura per dare effetti diversi agli oggetti prodotti.

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Rimaniamo in attesa della prossima edizione della fiera (che si terrà a Bologna), sperando di poter vedere anche altre aziende e nuovi interessanti progetti. Qui il sito ufficiale della fiera.

stampa3D
Dall'8 al 13 aprile la città di Milano è stata sotto i riflettori di tutto il mondo. Per quale motivo? Dai lontani anni '60, Milano ospita il Fuorisalone - chiamato da alcuni anche Milan Design Week - uno degli eventi più importanti al mondo legati al tema del design. L'evento coinvolge interi quartieri della città, da Lambrate a Tortona, e quest'anno ci ha fatti girare parecchio.

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Sì, abbiamo girato parecchio! il nostro obiettivo era quello di andare a visitare tutte quelle esposizioni che  avevano un legame con la tecnologia della stampa 3D e con le nostre amate stampanti 3D. L'aria che abbiamo respirato era quella dell'innovazione: italiani e stranieri, designer e maker, architetti e smanettoni. L'unico legame tra le più svariate conoscenze è stato quello dell'interesse verso il movimento dei nuovi artigiani, quelli che si producono le cose in casa sfruttando tecnologie innovative a basso costo.

Le stampanti 3D sono sbarcate al Fuorisalone con grande prepotenza, facendosi vedere quasi ovunque. Ogni quartiere ne aveva in mostra almeno una - anzi, erano molte di più! Noi le abbiamo viste e le abbiamo fotografate per voi. Di seguito potrete trovare tutto il materiale che abbiamo raccolto al Fuorisalone riguardo la stampa 3D, le stampanti 3D e il futuro che ci aspetta.


WASP al Superstudio

Per chi non lo sapesse, WASP (World’s Advanced Saving Project) è un’importante realtà italiana del 3D printing con sede in provincia di Ravenna, più precisamente a Massa Lombarda. WASP è divenuta famosa, oltre che grazie alle sue ricerche e alla produzione e vendita di stampanti 3D, anche grazie allo sviluppo di una stampante 3D dedicata esclusivamente alla produzione di oggetti in argilla.  Se ne parla in modo approfondito in questo articolo.

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Hamlet 3D Desktop Printer

Economica e posizionata nella grande distribuzione, la stampante Hamlet 3D Desktop Printer era in mostra all'interno della Fabbrica del Vapore. Purtroppo non l'abbiamo vista in azione, quindi ci limitiamo a riportarvi qualche caratteristica tecnica e le fotografie che siamo riusciti a scattare, sperando di poterla vedere (e provare) al più presto:



Livello di precisione: ±0.2 mm/100 mm
Risoluzione di stampa: 0.15~0.4 mm
Diametro dell'ugello di stampa: 0.4 mm
Velocità di stampa: 10~120 mm/s, ±24 cc/h
Dimensioni massime di stampa: 225 x 145 x 150 mm
Temperatura di lavoro estrusore: 180-260 °C
Temperatura di lavoro piano: 60-110 °C

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Da Vinci 1.0 di XYZprinting

XYZprinting ha messo in mostra la Da Vinci 1.0, altra stampante low cost che sta tentando di entrare nelle case italiane. Il volume di stampa è di 20x20x20 centimetri, è dotata di un solo nozzle da 0,4 millimetri, per una velocità di stampa di 150mm/s. Il materiale di rivestimento della stampante risulta plasticoso, ma per il prezzo che chiede l'azienda non si può chiedere altro.

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Prototyping Future

L’evento, organizzato da Deleyva Editore, si è tenuto presso lo Spazio Buttafava, in via Vigevano 33, Milano. I temi di cui si è parlato sono stati molteplici: rivoluzione industriale, makers, economia, crowdfunding, FabLab, condivisione di progetti. Una grande talk con personaggi di spicco che ci hanno permesso di riordinare le idee, delineando la strada per il prossimo futuro. Qui il nostro articolo.

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Mondopasta: tra foodprinting e hacking di stampanti 3D

Subalterno1, in collaborazione con FabLab Milano ha messo in mostra Mondopasta, spazio espositivo dedicato alla sperimentazione di un gruppo di designer. Il loro obiettivo? Quello di produrre pasta in un modo alternativo, hackerando una Sharebot Next Generation, una 3DRag e producendo strumenti per la cucina, ovviamente stampati in 3D. Qui il nostro articolo e tutte le stampanti.

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3DZ CUBEX al Motorcycle Design Workshop

A questo workshop hanno partecipato i migliori studenti dello IED iscritti al corso di Trasportation Design di Torino, i quali dovevano progettare una nuova moto a partire dal modello della Kawasaki W800. La cosa interessante, ovviamente per noi, è stata che ogni progetto finale veniva prototipato in loco grazie ad una stampante 3D 3DZ CubeX. Qui il nostro articolo.

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YATTA! Non chiamatelo FabLab

Nella giornata di sabato dopo aver visitato il MDW organizzato dallo IED di Torino e Mondopasta ci siamo spostati nella zona vicino a Corso Garibaldi, più precisamente in Viale Pasubio 14 e siamo andati a trovare YATTA!, un altro FabLab in quel di Milano? Non proprio… Qui vi spieghiamo cos'è!

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Sharebot Next Generation

Sharebot era ovunque! In tutti i quartieri in cui siamo andati - li abbiamo fatti tutti - Sharebot era sempre presente con la sua Next Generation. In particolare, vi segnaliamo questo interessante progetto in mostra alla Fabbrica del Vapore: incastri per sedie e sgabelli stampati in 3D. Ci sarebbe piaciuto provarli e metterli sotto sforzo, ma non ci siamo azzardati... proveremo a fidarci del designer!

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Open BioMedical Initiative
Il 16 Agosto 2014 si è tenuta la "We make Health Fest", un evento della durata di 6 ore all'Università del Michigan. Sei ore uniche nel loro genere e le ultime dei sempre più frequenti incontri tra mondo "Maker" e "BioMedicale".

Questa fiera si preannunciava, sin dalla presentazione qualche settimana prima, veramente ricca di spunti per chi interessato a questi due ambienti. Nella relativa pagina, infatti, si segnalava la presenza di membri del Little Devices Lab del MIT e del #wearenowaiting movement, nonché la visione di "Maker", un documentario sul movimento dei makers e sul loro impatto sulla società, sulla cultura e sull'economia negli USA.

Quali sono stati i progetti più interessanti che abbiamo potuto vedere? Ecco qui un breve riassunto.


EZ Carry Bed Mattress

Se spostare una volta ogni tanto il materasso della propria camera per pulirlo può essere faticoso e richiedere un paio di persone, pensate a chi, come gli infermieri, deve farlo più volte al giorno. In questo caso non si parla solo di difficoltà nel compiere l'atto, ma di infortuni frequenti sul posto di lavoro (sì, avete capito bene). Gary Olthoff dopo essere venuto a conoscenza di questa situazione quando suo padre venne portato in ospedale per un malore, ha avuto la brillante idea di inventare un prodotto che facilitasse questo compito. Ne è nato l'EZ Carry Bed Matress, da poco anche commercializzato, un materasso che può essere spostato da una sola persona ed in totale sicurezza.

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Trappola per zanzare fai-da-te

Rimanendo nell'ambito strettamente ospedaliero Duave Mackey ha incuriosito tutti con la sua trappola per zanzare fai-da-te. Partito come semplice progetto per un concorso di scienze, Duane ne ha realizzato una versione commerciale perfettamente funzionante ed una versione open-source, sperando nella sua diffusione in Paesi dove malattie come la malaria sono ancora molto presenti.


e-NABLE

Parlando di dispositivi biomedicali, argomento più vicino all'Open BioMedical Initiative (OBM), ed in particolare di protesi dell'altro superiore totalmente plastiche, la community e-NABLE si affianca nella realizzazione di mani stampate in 3D impegnandosi anche nella creazione di un network in America per diffondere i propri progetti.

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È sempre bello conoscere realtà che condividono i nostri stessi obiettivi: permettere a chiunque un accesso a tecnologie biomedicali che per il momento sono appannaggio solo di pochi.


Akadeum Life Science

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Terminiamo con un progetto più Bio che Medical. L'Akadeum Life Science ha mostrato una tecnologia capace di isolare con grande precisione cellule con un tasso di purezza molto alto. Il meccanismo consiste nel rivestire le cellule target con una particolare sostanza capace di portarle in superficie separandole da tutte le altre. Molto utile nel caso di test sugli agenti patogeni nel cibo o nei cicli di purificazione, considerando quello che è il costo e la lentezza con cui agisce oggi il metodo tradizionale (FACS).

Siamo sicuri che la BioMedica diventerà sempre più protagonista del mondo dei Makers e del DIY e nei prossimi eventi (come abbiamo documentato alla Rome Maker Faire 2014).


Bruno Lenzi

Tania182
Ormai lo abbiamo capito, le stampanti 3D non si limitano soltanto all’uso della plastica. Negli ultimi anni sono emerse idee di tutti i tipi al riguardo, come gomma, resina, cioccolato, varie tipologie di cibo, pongo, argilla, legno e tanti altri. Ora però vogliamo mostrarvi quello che pare possa arrivare a migliorare notevolmente le condizioni di vita e di benessere nelle nostre città così sovraffollate, dense e grigie.

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Interviene in questo panorama Yuichiro Takeuchi, informatico alla Sony Computer Science Laboratory, Inc., con il suo progetto "Printable Gardens". Ciò che egli ha fatto, è stato modificare una stampante 3D con metodologia FDM per estrudere un letto di nutrienti per le piante e di semi. In questo modo è possibile creare giardini di ogni forma e dimensione (addirittura come un orsacchiotto!) e questi possono essere posti ovunque: giardini privati, davanzali, anche tetti! Questa tecnica a dire il vero è stata pensata da Takeuchi proprio per costruire giardini sui tetti perché, come lui stesso afferma: “Qui in Giappone amiamo le lucciole (hanno un particolare significato culturale), ma potendo prosperare solo in incontaminati ambienti, non le vediamo nella densa Tokyo. Spero che, installando un buon numero di giardini stampati in 3D sui tetti, per tutta Tokyo, un giorno si possa riportare le lucciole nel mio quartiere.”

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L’approccio di Takeuchi per far crescere le piante è quello idroponico, che, a differenza di quello idraulico, che usa piante acquatiche immerse nell’acqua (crescono autonomamente), è capace di far crescere piante di qualunque genere grazie a uno speciale sistema di circolazione del liquido.

Questa tecnica di giardinaggio chiaramente non è nuova: per esempio Patrick Blanc ha raggiunto la fama grazie ai suoi giardini verticali, che sfruttano questo approccio. Le differenze che intercorrono tra questi due personaggi sono però diverse:



i "Printable Gardens" hanno una maggior flessibilità, in quanto si può scegliere un qualunque tipo di forma e dimensione, avendo a disposizione solo una stampante 3D modificata e un file STL
il costo dei giardini di Takeuchi inoltre risulta solo una frazione di quelli di Blanc, poiché richiedono una minor quantità di lavoro e di ostacoli
inoltre la differenza più importante è lo scopo: quello di Blanc è di abbellimento, invece quello di Takeuchi è di sensibilizzare i cittadini al problema dell’inquinamento atmosferico, argomento sempre più scottante

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Il sistema utilizzato è analogo anche a quello utilizzato dalla Farmbot di Rory Aronson, dove però lo scopo principale è quello di facilitare il lavoro all’agricoltore per la coltivazione di diverse tipologie di piante (sistema policolturale).

Insomma, sicuramente la tecnica non è nuova, ma quello che ha dell’incredibile e cui Takeuchi aspira, anche se il progetto è ancora in fase di prototipo (ancora troppo lento e per spazi ancora troppo piccoli), è un mondo in cui il grigiore degli edifici sia superato dal verde rigoglioso delle piante e delle erbe. Ha già attirato l’attenzione della Sony CSL Symposium, al Museum of Modern Art di New York e quello che si propone di fare nel prossimo anno, è di creare una più grande ed efficiente stampante 3D per le piante.

Tania182
Dovete costruire un oggetto 3D assemblabile e volete diminuire sia tempi di stampa sia quelli che vi occorrerebbero per preparare ogni singolo componente? Plater è software che fa per voi.

http://www.stampa3d-forum.it/wp-content/uploads/2014/10/plater-software-stampa-3d-03.jpghttp://www.stampa3d-forum.it/wp-content/uploads/2014/10/plater-software-stampa-3d-05.jpghttp://www.stampa3d-forum.it/wp-content/uploads/2014/10/plater-software-stampa-3d-06.jpg

Plater è un software open-source che non fa altro che prendere i file STL, costituenti del vostro oggetto, e posizionarli sul piatto di stampa in modo tale da ottimizzare gli spazi e, di conseguenza, il numero di stampe necessarie per stamparli tutti. Per  esempio, nel video di presentazione del software, ci viene mostrata l’organizzazione della stampa di un robot, composto da 22 pezzi. Tutto quello che bisogna fare è selezionare i file STL costituenti del robot e caricarli sul software. Per ognuno dei pezzi è necessario indicarne l’orientamento di stampa e specificarne la quantità desiderata. In seguito bisognerà selezionare le dimensioni del piatto della nostra stampante e, cliccando il tasto “Run”, il software calcolerà la disposizione più conveniente degli oggetti sul piatto e la quantità dei piatti di stampa necessari per stamparli tutti.


COMPLICAZIONI

E' noto che il software, in alcuni casi limite, può complicare le cose, arrecando del danno invece di semplificare la lavorazione. È importante ricordare che Plater può essere utile per il posizionamento automatico e rapido degli oggetti, ma sicuramente non può sostituire il cervello umano!

Link al download del software: https://github.com/RobotsWar/Plater

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Cosimo Orban
HP ha annunciato ieri, come parte del suo Blended Reality Ecosystem assieme alla stampante di nuova generazione HP Multi Jet Fusion, una nuova piattaforma immersiva chiamata Sprout.

Nel mondo odierno, in cui realtà bidimensionali e 3D sono situazioni di ogni giorno per molti, soprattutto artisti, la promessa di Sprout è di integrare l’interazione tra i contenuti digitali e fisici in un’esperienza fluida, immediata e naturale. Dotata di uno schermo multi-touch di 23’’ full-HD, la vera novità sta nell’Illuminator, il proiettore sovrastante l’area della tastiera: composta da un proiettore DLP con una risoluzione di 1024x767 pixel, 3 videocamere (una ad alta risoluzione da 14.6 mega pixel, una videocamera Intel Real Sense 3D per la percezione di profondità e una RGB) e una lampada LED, Sprout proietta una seconda superficie di interazione sulla scrivania che, interconnessa con un software apposito, permette di lavorare e sperimentare in modo totalmente nuovo.


Le specifiche tecniche del PC in se (processore Intel Core i7, 8GB RAM, grafica Nvidia dedicata) garantiscono prestazioni pronte a sostanziali carichi di lavoro e gli utenti più vari potranno godere delle nuove funzionalità e sviluppare il proprio workflow in modo più naturale, soprattutto gli artisti. Una delle funzionalità più intriganti è la possibilità di scansionare in 3D qualunque oggetto sotto il proiettore utilizzando la videocamera a profondità e poter lavorare con il modello digitale all’interno dell’ecosistema. “Viviamo in un mondo 3D, ma al giorno d’oggi creiamo in un mondo 2D su device esistenti” dice Ron Coughling, senior vice president, consumer PC & Solutions, HP.



Open BioMedical Initiative
Seguendo le ultime notizie non si può non notare come la stampa 3D si stia sempre più diffondendo oltre il suo habitat iniziale, le officine di appassionati e i FabLabs dei makers, per conquistarsi un posto di tutto rispetto in ambiti tradizionali come ospedali e università che forse un giorno non potranno farne a meno.

Un esempio di tutto questo ci porta alla storia di un bambino di 7 anni, Joos, che a seguito di una caduta in un parco giochi si procura la frattura di entrambe le ossa dell’avambraccio sinistro. Non molto tempo dopo gli viene diagnosticata un’anomalia del processo di guarigione che causa una impossibilità ad eseguire anche i movimenti più semplici e la perdita della sensibilità di alcune dita della mano. Nonostante sembrasse non ci fosse più nulla da fare, i genitori di Joos continuarono a cercare un modo per risolvere questo problema e ridare al proprio figlio la possibilità di muovere nuovamente il braccio come prima. Un anno dopo la caduta incontrano il professore Frederik Verstreken MD (Monica Hospital, Anversa, Belgio) specialista in chirurgia della mano. Il dottor Verstreken si interessa al caso e decide di lavorarci assieme a una società belga pioniera della stampa 3D in campo medicale, la Materialise. Grazie a questa collaborazione riesce a stampare un’apposita guida chirurgica per il paziente prendendo come modello di riferimento i dati provenienti da una scansione del braccio destro dello stesso Joos.

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Durante l’operazione la guida chirurgica viene posizionata all’interno dell’osso del paziente e si adatta come un guanto nel punto esatto necessario. Una volta che la guida e’ stata posizionata vengono eseguiti dei fori per poi poter inserire la placca in titanio. Data la complessità del caso anche la protesi in titanio è stata appositamente realizzata e stampata tramite una stampante 3D dalla Mobelife, specialista in sviluppo di impianti chirurgici di ricostruzione di ossa e giunti.

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Grazie all’ausilio di queste nuove tecnologie il dottor Verstreken é stato in grado di correggere automaticamente la rotazione dell’osso ottenendo il risultato voluto. Pochi giorni dopo l'intervento chirurgico, Joos poteva sentire le sue dita, una sensazione che non aveva provato da molti mesi.

Il risultato chirurgico ha superato ogni aspettativa e una volta guarito ci si può accorgere che Joos ha subito un intervento chirurgico solo guardando la cicatrice, ma per quanto riguarda i suoi movimenti questi sono ritornati assolutamente normali.

Grazie all’utilizzo delle nuove tecniche di stampa 3D é stato possibile ridare una nuova opportunità per un’infanzia spensierata e attiva ad un bambino, valida testimonianza di come le nuove tecnologie possono fornire un ottimo ausilio per risolvere situazioni cliniche anche molto complesse.

Orlando Rossi - Open BioMedical Foundation

 

Tania182
Una stampante 3D è troppo costosa? Avete mai pensato ad una 3D Printing pen? La più famosa di queste è sicuramente 3Doodler, ma la Polyes Q1 potrebbe ben presto spodestarla dalla prima posizione.

A febbraio dell’anno scorso abbiamo assistito all’uscita su Kickstarter della prima penna capace di stampare in 3D, la 3Doodler (da parte della US WoobleWorks) che destò molto scalpore e raccolse ben 2,3 milioni di dollari. Questo novembre un’altra compagnia, la Future Make LLC, con base Delaware, si è proposta di far partire una campagna crowd-funding per finanziare quella che loro chiamano la next generation delle 3D printing pens, la Polyes Q1.

Il motivo per il quale nasce la Polyes Q1 è quello di risolvere i problemi che derivano dall’uso della 3Doodler: la temperatura del pennino arriva fino a 270 °C (questo a causa dell’uso della tecnologia FDM, “Fused Deposition Modeling”), con un maggior rischio di utilizzo; l’odore prodotto dalla fusione della plastica risulta molto sgradevole e in parte nocivo; i requisiti di alimentazione richiedono una penna di maggiori dimensioni e quindi non facilmente manovrabile.

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Per risolvere il problema della temperatura, la compagnia Future Make ha ideato una penna con tecnologia SLA: la Polyes Q1 usa, al posto della plastica fusa, resina fotosensibile che si solidifica nel momento in cui è sottoposta alla luce LED blu, così da eliminare anche il problema dello sgradevole odore. In questo modo, grazie al raffreddamento veloce e al “sensore di livello di sicurezza”, che protegge dall’essere feriti agli occhi, la penna può essere utilizzata in tutta sicurezza anche dai bambini. Infatti l’azienda afferma: “Future Makewants it to be introduced to ordinary family and let everyone enjoy.”

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È inoltre possibile regolare la velocità di efflusso azionando un tasto comodo sulla penna e il LED mostra la quantità di potenza ancora interna alla penna.

La Polyes Q1 non è l’unica penna che usa la tecnologia SLA: lo scorso giugno, la CreoPop 3D è stata rilasciata da IndieGoGo per soli 89 dollari ed utilizza luci UV incorporate. Tecnicamente le due penne sono abbastanza simili, ma la Polyes Q1 possiede un design più sottile rispetto alla CreoPop.

La Polyes Q1 può essere utilizzata da diverse tipologie di persone e per diversi scopi:



Designer e makers, per produrre i propri oggetti in casa
Bambini, per sviluppare i loro pensieri e il loro interesse per il disegno, senza pericolo
Modelling, in particolare per gli architetti che debbano creare un modello, al fine di non avere a che fare con complicati software per la modellazione 3D, cosa che implica tra l’altro anche un’abbondante perdita di tempo
Riparazioni di oggetti
Conferenze, dove ognuno possiede una Polyes Q1, con la quale può esprimere la propria opinione con uno schizzo tridimensionale sul momento

[pull_quote_center]The only limit is your own imagination.[/pull_quote_center]

Qui sotto potrete vedere l’ultima conferenza stampa rilasciata da Future Make Technology LLC:



stampa3D
Esistono diversi tipi di software CAD, ognuno di essi funziona in modo diverso anche se tutti hanno come obiettivo quello di riuscire a farci modellare l'oggetto che desideriamo. La differenza tra i software di modellazione 3D sta nel modo in cui avviene la modellazione stessa e la scelta di utilizzare un software rispetto un altro dipende da cosa dobbiamo modellare.

Le tipologie di software CAD sono: solido, scultoreo, parametrico.


MODELLAZIONE 3D SOLIDA

I software di modellazione 3D solida si basano sulla tecnologia CSG, ossia "geometria di costruzione dei solidi". Questa tecnologia offre la possibilità di avere delle forme prestabilite, chiamate "primitive", attraverso le quali si andranno a definire oggetti più complessi grazie all'unione o alla modifica di una o più primitive. Per primitive si intendono cilindri, cubi, piramidi, sfere, ecc. Questi software risultano più intuitivi per chi si trova alle prime armi, semplificando notevolmente l'attività di modellazione e produzione del modello 3D.

I programmi gratuiti più famosi che utilizzano il metodo di modellazione dei solidi sono Google SketchUp, Autodesk 123D, Tinkercad e Blender. Tra i programmi a pagamento vi segnaliamo 3D Studio Max, Rhinoceros e Cinema 4D. Tutti questi sono software con enorme potenziale. Mentre SketchUp è un software gratuito, 3D Studio Max offre una maggiore capacità di calcolo, oltre che la possibilità di gestire maggiormente il proprio modello. La scelta di un software rispetto un altro deve stare nelle necessità di chi lo utilizzerà.

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MODELLAZIONE 3D SCULTOREA

I software di modellazione 3D scultorea permettono di creare oggetti scolpendo forme tridimensionali di base. Di solito le forme di base vengono scolpite a mano libera, permettendo di ottenere superfici più aggraziate e naturali. Si può quindi intuire come questa tipologia di modellazione 3D sia adatta per disegnare figure, facce, oggetti naturali o organici. Superfici piatte e regolari risulteranno meno precise rispetto all'utilizzo di altre tipologie di modellazione.

I software più famosi di questa tipologia sono ZBrush, Sculptris, FreeForm, Mudbox, 3D-Coat. Esistono poi diversi modellatori poligonali che integrano strumenti per scolpire oggetti e figure, come Blender, Maya, Rhinoceros, 3D Studio Max, Modo, Cinema 4D e SketchUp.




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MODELLAZIONE 3D PARAMETRICA

Esistono poi i software di modellazione 3D parametrica. Questi permettono di disegnare oggetti tridimensionali usando programmi di scrittura contenenti i parametri dell'oggetto. Vengono quindi combinate diverse forme tra di loro, definendo in modo estremamente preciso ogni minima variazione di superficie o volume grazie all'impostazione dei parametri. Alcuni software di modellazione parametrica sono Grasshopper e OpenSCAD.

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Attraverso i software CAD andremo quindi a salvare il nostro modello 3D nel formato STL (stereolitografia) da dare in pasto al software slicer.

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