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Makerbot: licenziamento dipendenti, azienda in declino?


Ospite

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Come da titolo volevo sapere che ne pensate del licenziamento e chiusura dei vari store Makerbot in USA. Si parla di circa 100 dipendenti in tutto. 


 


Io penso che dopo il grande successo di mercato, con gli ultimi prodotti abbiano toppato alla grande. Lo sappiamo tutti, la Z18 che viene consegnata in ritardo ma che ha grossi problemi fin già dalle prime stampe, la 5th generation che non è all'altezza della generazione passata, o meglio non è migliorata di molto, di fatto sono state aggiunte migliore superficiali.


 


Per quanto riguarda la mini, io personalmente (rivenditori e fiere a parte) non ne ho vista neanche una. Di fatto il prezzo per quella stampantina in EU è completamente fuori mercato.


 


Voi che ne pensate? Decisione presa da Stratasys per ridurre i costi o è una decisione presa da un eventuale calo nelle vendite?


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  • 3 settimane dopo...
  • 3 settimane dopo...

Come scrive @FabLab Padova, forse c'è stata un'erronea interpretazione del mercato.


Il mercato consumer al momento nn da i risultati che si aspettavano e forse va interpretato meglio..


 


Ci sono stati poi i problemi relativi all'estrusore sulla serie 3 e non ultimo e forse il problema principale, è stata assorbita da Stratasys


Makerbot puo' anche essere una macchina FDM discreta, ma il prezo dei consumabili è fuori mercato, possono benissimo fare una macchina piu' performante per mercato professionale,


ma andrebbe a scontrarsi con le FDM di Stratasys e gli toglierebbe respiro.. 


 


Che cavolo se fa uno di una Z18 che ha il costo che ha, con consumabili da 100 euro al KG di PLA di qualità neppure eccelsa.., e stampa solo quello.. quando ci sono clienti che vendono FDM Stratasys o non le utilizzzano per acquistare le Delta di Wasp..,


motivo con i consumabili di Stratasys sei fuori mercato in service..!!


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Una curva di crescita sinusoidale è tipica delle aziende giovani, e ancora più tipica nelle giovani aziende Americane.


Gli Americani, nella loro semplicità, che spesso sfiora la superficialità, sono portati a pensare che tutto il mondo sia uguale da un punto di vista di mercato, ed applicano i criteri di distribuzione del mercato locale al mercato globale. In realtà, le cose non stanno così. Noi Europei sappiamo benissimo che le regole, gli "usi e costumi" nella commercializzazione di prodotti variano molto da stato a stato. Ad esempio, in Italia la propensione all'acquisto via rete di prodotti relativamente costosi (>1000€) è tutt'ora molto limitata, mentre negli USA gli acquisti via Internet sono la maggioranza. Nel nostro paese, l'attivazione di molti rivenditori causa frequentemente guerre di prezzi e un conseguente degrado del marchio, mentre in altri stati i rivenditori riescono a mantenere condizioni similari con meno difficoltà. Insomma, una maggiore umiltà da parte dei produttori nel riconoscere la necessità di adottare approcci distributivi diversi rispetto ai vari mercati sarebbe utile, ma non è nella forma mentis degli Americani.


Un altro importante fattore che determina l'andamento parabolico delle vendite è la tendenza di molti produttori ad intasare i magazzini dei loro distributori imponendo acquisti di quantità minime o proponendo lotti di macchine a condizioni di sconto particolari - il cosiddetto "sell out". Questa pratica aumenta nel primo periodo - o in coincidenza con il rilascio di nuovi modelli - significativamente i volumi di vendita del produttore, consentendogli a sua volta di ottenere condizioni di favore per gli acquisti di componenti e materie prime, ottenendo un'economia di scala. Il passo successivo è - per inerzia - una improvvisa riduzione delle vendite, nel momento in cui i magazzini dei distributori e rivenditori sono pieni. La produzione si ferma, il personale risulta in eccesso. E secondo la diffusa tradizione Americana, una bella mattina si va al lavoro e si trovano le proprie cose in una scatola di cartone, pronte da portare via.

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In questo articolo parlo della situazione di MakerBot e dell'intero mercato della stampa 3D, con particolare riguardo al contenuto recentemente pubblicato da Wired Italia intitolato "La crisi della stampa 3D".


 


Condivido la visione di @ShareMind , le scelte aziendali (in particolare quelle americane) non sono mai casuali, prima che MakerBot si avvicini al fallimento ce ne vuole.


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Molte cose cominciano con buoni intenti e finiscono male. Per quanto mi riguarda, è il caso di Wired e, tanto per fare un altro esempio, di Tom's Hardware. Queste testate (una cartacea e l'altra elettronica), si presentano come punti di riferimento nell'innovazione tecnologica, ma è chiaramente percepibile l'intento primario di fare scalpore, pubblicando qualsiasi notizia (o voce), pur di alimentare la diffusione e di conseguenza gli introiti pubblicitari. Così, per mano di poveri writers pagati quattro soldi e spacciati come guru in possesso della vera sapienza, accade che dei 3D garage vengano promossi promettenti inventori, prodotti mediocri o banali gadget come la nuova frontiera della tecnologia, eccetera.
Guardando tra le pagine con un po' di attenzione, si scopre che gli inserzionisti di quel mese guarda caso sono proprio gli artefici dei prodotti recensiti. E' una vecchia storia: si compra mezza pagina - si ottiene una recensione (positiva, naturalmente). Cosa manca per attrarre gli acquirenti in edicola? Un bel titolo ad effetto. Ad esempio.... LA CRISI DELLA STAMPA 3D. Ecco, il gioco è fatto. 

Mi spiace per i poveri autori che scrivono in questi inutili contenitori, e si prestano ad addomesticare la loro penna. Personalmente, preferisco frequentare un piccolo forum come questo, dove per fortuna ancora non vedo traccia di interessi economici tali da influenzare i contenuti.  

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Le Aziende Americane solitamente sono molto vivaci, e la raffigurazione sinosoidale calza, spesso dispongono di capitali nn indifferenti, come Makerbot.


 


Condiviso anche l'analisi su un certo modo di fare comunicazione di settore, ma i questo caso l'articola a cui si fa rifermento, forse inconsapevolmente ha creato una discrepanza con i soliti, stampa 3d cressce di tot, rivoluzione industriale ecc, che magari si basano su fatti concreti, ma spesso sono troppo semplicistici e forvianti.


 


Quel che posso dire che dalla mia esperienza è che c'è piu' domanda che offerta, ma domanda di prodotti professionali...


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