blocchetto 7, ugello 3, tralasciamo gola e piatto, totale 1 decimo diviso 2. 5 centesimi non sono pochi, e se teniamo conto di piatto e gola, che non abbiamo quantificato, direi che il decimo, scarso, ci scappa tutto.
Il blocchetto di alluminio dell’estrusore, ho fatto i calcoli, si allunga di 7 centesimi, ai quali devi aggiungere gli allungamenti di gola e ugello. E magari qui si spiega anche il perché se azzeri il piatto a ugello freddo e poi stampi, la z sembra sapere che hai usato lo spessimetro… in realtà non sa un bel niente.
Il tuo piatto da 26mm invece si allunga di 3 centesimi
Nessuno che considera il fatto che se azzeri il piatto a ugello freddo, rischi che una volta in temperatura la differenza possa raggiungere anche valori più che significativi. Io azzero sempre con piatto e ugello a temperatura di stampa.
In realtà il tuo sistema è ipervincolato, perché il piatto è obbligato a deformarsi qualora gli interassi delle sfere siano differenti (anche di poco) agli interassi dei magneti concavi, il che è molto probabile.
A mio parere lo z-hop andrebbe usato solo se assolutamente necessario, cioè quasi mai. Attivando il combining riduci già a minimi termini micro collisioni e graffi, se proprio vuoi limitare al minimo eventuali danni per le collisioni, piuttosto diminuisci i movimenti rapidi a 80… stamperai sempre più veloce che con lo z-hop.
Una prova che andrebbe fatta è quella per misurare la differenza di offset tra estrusore freddo ed estrusore caldo… io lo faccio sempre a piatto ed estrusore caldi…
Stai sostenendo l’insostenibile dimostrando il contrario di ciò che sostieni e aggiungo: se mai dovesse esistere un firmware che va più giù di un decimo al primo layer, bucherei il computer del programmatore. Anche perché le funzioni per compensare l’offset in funzione delle metodologie di azzeramento, esistono e sono attivabilli, se lo vogliamo, da tutti noi.