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Mino

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  1. Esistono la Mendel originaria e la variante Prusa Mendel; la seconda è ancora un buon progetto, in quanto garantisce risultati davvero sorprendenti e non richiede né estrusi né frame tagliati a laser. È indubbiamente un’ottima “nave scuola” ma non la migliore. A fronte di reperire un frame, se non in alluminio almeno in acrilico, la Prusa i3 è a mio parere il top, sia per la maggiore semplicità nell’assemblaggio, sia per le sue caratteristiche progettuali, molto più vicine alle più recenti Prusa, Ender e Compagnia bella realizzate con profilati estrusi.
  2. Con un solo layer dopo il riempimento, mi sembra anche normale che in alcuni punti sia così.
  3. Le stampanti che hai descritto è già tanto se ti fanno capire che il materiale di base che utilizzi è una bobina di filo. Sono sistemi chiusi non solo per proteggerti ma, soprattutto, per impedirti di capire come funzionano. La scuola deve darti le conoscenze di base, non deve illustrarti le soluzioni più performanti; a quello ci pensano pubblicità, rappresentanti e fiere di settore. Costruire una Mendel significa entrare in contatto, oserei dire, intimo con ogni aspetto della stampa 3D. Per fare un paragone: un conto è imparare a pedalare, altro è costruire la bicicletta :))
  4. Per quanto riguarda ideamaker non posso aiutarti, ma posso confermarti che Cura ce l’ha, così come posso affermare con assoluta certezza che quello di Prusa è il miglior slicer per quanto riguarda la gestione di questa funzione.
  5. I progetti per un'eventuale formazione teorica e pratica sulla stampa 3D esistono già da più di 10 anni e in questa discussione li ho nominati più volte invano. Spero siano stati ignorati per convenienza, in quanto trovo piuttosto grave che chi si occupa di stampa 3D non conosca il progetto RepRap.org, perché equivarrebbe ad essere di fede cristiana e ignorare il significato della croce. Sulla base di una delle prime stampanti progettate dal team di RepRap, la Mendel, un giovane studente di Praga sviluppò una variante che ebbe un discreto successo, tanto che, questo giovane studente, successivamente realizzò un progetto tutto suo, sempre condiviso su RepRap e che, di fatto, segnò la storia della stampa 3D di largo consumo. Il giovane studente si chiama Joseph Prusa e la stampante è la Prusa i3. Ora, partendo dal presupposto che, in un laboratorio scolastico, uno straccio di stampante 3D ci sia già, quanto sarebbe bello prendere in mano il progetto di quel genio di Prusa e realizzarlo passo passo? Che senso ha progettare una nuova stampante in kit? Ma, soprattutto, che senso ha chiamarlo "progetto", quando non sarebbe altro che l'ennesima copia dell'ennesima variante. Tutti gli strumenti esistono già e sarebbe inutile ed antieconomico prodigarsi per realizzarne di "italiani al 100%". L'elettronica c'è e non può essere che cinese; l'estruso in alluminio lo producono decine di aziende, anche di primaria importanza; viti, cuscinetti, tiranti e quant'altro idem. L'unico valore aggiunto necessario è il docente e/o tecnico di laboratorio, con le competenze necessarie per far funzionare una stampante 3D qualsiasi, affinché possa produrre con gli studenti le parti necessarie a costruire uno qualsiasi delle decine di progetti Open Source disponibili. Attraverso un percorso formativo di questo tipo, gli studenti verrebbero coinvolti nella produzione di componenti attraverso la stampa 3D, finalizzati alla realizzazione di un'altra stampante 3D, che se Asimov fosse ancora vivo direbbe: "Ve l'avevo detto io!" Poi, per carità, questa è la mia opinione. Forse mi sbaglio, forse no. In ogni caso penso di avervi tediato fin troppo nel ribadirla, per cui mi congedo e vi saluto augurandovi, anche se non ci credo, un sincero in bocca al lupo.
  6. Il problema è quello che dice @FoNzY, devi fare in modo che l’estrusore espella una certa quantità di materiale prima di iniziare a stampare. Io ho aggiunto nello start Gcode un’estrusione di 20mm prima che inizi la stampa, ma anche in questo caso un paio di giri di skirt non guastano mai.
  7. In parte ti sei risposto da solo, se il filo non viene trascinato correttamente in fase di estrusione, significa che la ruota dentata ha qualche problema quando deve lavorare a una certa pressione. Hai sempre usato lo stesso filamento? Se sì prova a cambiarlo, potrebbe essere quello. In caso contrario devi sostituire la ruota dentata.
  8. Seguo seguo con attenzione perché avrei gli stessi interessi, qualche mm in più di spessore sarebbe gradito.
  9. Raise non ha fatto nulla di singolare nel campo della stampa 3D in quanto, a parte Simplify3D, tutti gli slicer più diffusi sono scaricabili gratuitamente, compresi quelli di Ultimaker e Makerbot... Per quanto riguarda i progetti open source, ripeto, il web ne è pieno. Prusa, Ender e Creality, giusto per citare le più diffuse, forniscono liberamente i loro progetti per chi, come me, ama fare da solo e senza kit. Tra l'altro si tratta di stampanti la cui tecnologia non è certo un segreto, in quanto derivano tutte dalle prime cartesiane, delta e coreXY proposte su RepRap.
  10. Se hai un obiettivo formativo lo strumento esiste da sempre e si chiama RepRap.org. I progetti sono chiari, dettagliati e altamente educativi. Puoi decidere di iniziare con una Mendel che, a parte l'elettronica, necessita solo di parti stampate, tiranti, viti e bulloni; tutte cose facilmente reperibili in ferramenta, mentre le parti stampate le stampi tu, magari coinvolgendo gli studenti, che inizierebbero a vedere come funziona questa tecnologia e dimostrando loro il suo lato più affascinante: l'autoreplicazione. Oppure potresti puntare immediatamente sulla Prusa i3, i cui progetti sono tutti open source e che di "complicato da reperire" ha solo il frame che, di fatto, puoi far realizzare in plexiglass, legno, alluminio. La Prusa ha il vantaggio di essere molto più semplice da assemblare, oltre che conforme a buona parte delle stampanti hobbistiche in commercio. Assemblare una stampante in kit equivale a montare un mobile IKEA; costruire una stampante da zero è tutt'altra cosa.
  11. Cura attualmente è in versione 4.8 stabile e in continuo aggiornamento. La stima del tempo è inferiore alla realtà perché Cura tiene conto di valori di accelerazione e jerk standard e piuttosto elevati rispetto alla media delle stampanti da noi utilizzate. Per migliorare la stima del tempo basta abilitare i controlli di accelerazione e jerk, inserendo quelli della nostra stampante, oppure quelli che vorremmo utilizzare; in questo modo la stima del tempo sarà molto più precisa. Le differenze di quantità di materiale utilizzato possono essere differenti solo se i passi/mm del tuo estrusore non sono corretti. Errori sul peso specifico possono influire sul calcolo del peso finale del pezzo, ma non sulla stima dei metri necessari. PrusaSlicer ha una sezione chiamata “limiti macchina” nella quale si possono inserire tutti i valori di accelerazione, jerk e movimenti rapidi, decidendo poi se utilizzarli solo per la stima del tempo (nel caso corrispondano a quelli del nostro firmware), oppure anche per modificare il Gcode nel caso vogliamo utilizzarne di diversi dal firmware per migliorare qualità a discapito della velocità o viceversa. Su Cura le opzioni sono limitate e non visibili per chi non le vuole utilizzare, motivo per cui poi ci ritroviamo con stime di tempo sballate.
  12. Nella maggior parte dei casi, con un file low-poly ottieni il medesimo risultato con il vantaggio di avere un Gcode molto ridotto, a vantaggio della velocità di lettura delle informazioni, evitando rischi di intasamento del buffer. Per oggetti complessi poi, files troppo dettagliati possono creare inutili problemi allo slicer, i cui tempi di elaborazione potrebbero diventare insostenibili.
  13. Se voglio un’automobile, vado dal concessionario e ne acquisto una, non ordino tutti i pezzi in scatola di montaggio; lo stesso vale per qualunque altro strumento/macchinario che desidero utilizzare. All’utilizzatore finale non frega nulla di saper montare una stampante, ha necessità di utilizzarla e si aspetta che sia il più “user friendly” possibile. La tecnologia deve essere accessibile a tutti, affinché possa prendere piede. Se l’informatica non avesse investito sulla semplicità di utilizzo, oggi il mondo non sarebbe lo stesso. Come dice @FoNzYchi vuole fare un uso produttivo della stampa 3D vuole caricare il GCode, premere un bottone e aspettare il risultato finale. Senza se, senza ma e a costo di spendere 10.000€ piuttosto che 200. Per cui alle aziende che puntano su questo target, di fornire i kit non frega nulla anzi, preferirebbe che non esistessero.
  14. La ventola è giusto che soffi. Di norma si deve fare la calibrazione del PID con le ventole accese, altrimenti può capitare che la temperatura scenda e sia discontinua durante la stampa.
  15. Oltre all’impossibilità di commercializzare un prodotto a prezzi competitivi, esiste un aspetto ancor più importante: “stampante 3D di qualità in kit” è quasi un ossimoro, in quanto la qualità è strettamente legata alla competenza di chi la assembla, a meno che non progetti una stampante in kit a prova di deficiente, ma in questo caso i costi aumenterebbero ulteriormente.
  16. Fatti un giro su grabcad.com, purtroppo sono quasi tutti files per fusion i solidworks, ma trovi molto materiale.
  17. https://www.myminifactory.com/object/3d-print-mk2-grenade-42591
  18. A giudicare dalla filettatura, c’è una evidente sottoestrusione
  19. Leggendo il titolo, mentre guardavo il video pensavo stesse costruendo una fucking machine…
  20. 8 strati possono andare bene se stampi da 0,1 in giù, altrimenti 5 bastano e avanzano.
  21. Se fossero le barre che ondeggiano, i gradini sarebbero dovuti essere sempre costanti e pari al passo della vite, se diminuiscono abbassando l layer, il problema è altro. Non esistono solo le barre trapezie a 4 principi, ci sono anche quelle passo 2 a un solo principio. Se montasse le viti da M8, ammesso che siano le viti storte (secondo me no), l’errore sarebbe meno evidente.
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